È stata certamente una stupidata, forse dettata dalla spavalderia di ragazzi che non hanno visto o vissuto una guerra. Io una guerra mondiale (la seconda), l’ho vista e l’ho subita, per giorni e notti nascosto in un piccolo rifugio scavato sotto le stalle dai miei zii.
Quasi ogni notte aerei, bombe, allarmi e noi raggomitolati tra le braccia delle mamme o ammucchiati uno sull’altro. Abitavo a Verona e gli aerei americani tentavano di bombardare i ponti sull’Adige e le linee ferroviarie che portavano al Brennero per evitare il ritorno alle forze armate tedesche.
Mi sentirei fortemente in colpa se anche solo pensassi che i militari del Reggimento Fanteria fossero “sfigati”, come li ha definiti alla lettera una ragazza di Macerata davanti ai carabinieri che le facevano domande su una rissa appena accaduta. Farei invece meno fatica a definire sfigati lei e i suoi coetanei.
Una cosa però mi dispiace: che sia toccato ai carabinieri intervenire in un caso del genere, sanzionando con una multa. Perché io penso che toccherebbe prima alla scuola inquadrare nel modo giusto le idee sulla storia della nostra povera Italia e soprattutto sulle morti di tanti giovani che certamente non erano andati militari perché si divertivano con le armi, lasciando a casa madri, mogli, fratelli, sorelle.
Con un po’ di cultura in più forse ci si penserebbe due volte prima di insultare un reggimento come l’Arezzo, che in Carnia, ha contato più di tremila morti tra i seicentomila ragazzi italiani caduti nella Prima guerra mondiale. Spero che non vedremo più guerre così, vorrei tanto sperare che le guerre smettano di esplodere nel mondo.
Intanto però, mentre dedico l’esistenza per far capire ai giovani che la vita è una cosa seria, vedo attorno a me un’altra guerra, senza carri armati e controaeree, con i giovani che continuano a morire a migliaia e migliaia perché non hanno trovato la pace dentro di loro e perché altro tipo di “armi” sta dilaniando la vita loro e delle loro famiglie.
Voglio chiudere con la convinzione che la ragazza si sia lasciata scappare una battuta “sbagliata” e che da qui in poi, riflettendo, diventi testimone di pace (e non di risse) tra i suoi coetanei.
Don Antonio Mazzi