ALLA NOSTRA SCUOLA SERVE MENO CONFUSIONE E PIU’ SERENITA’

07/02/2020

È facile per noi giudicare ed è ancor più facile dire che va tutto male. E andiamo avanti con i misteri dolorosi. Va male la politica, vanno male i partiti, va male l’economia; anche la Chiesa sta passando un periodo delicato, aggiungo la sanità. Ho lasciato per ultima la scuola perché dobbiamo fermarci e farci alcune domande delicate e difficili. Sono due le facce della scuola italiana, forse è meglio dire tre: gli alunni, gli insegnanti e i genitori. Parlando di insegnanti, con l’ultimo fatto giudiziario, accaduto nel ragusano, che riporta i maltrattamenti di due maestre, una di 59 e l’altra di 54 anni, dipendenti della Scuola materna “Che Guevara”, siamo già arrivati all’ottavo caso. Secondo gli inquirenti, le due maestre avrebbero “insultato, umiliato e percosso con schiaffi”, strattonamenti e spintoni bambini, dai 30 mesi ai 4 anni, a loro affidati.

Le vessazioni e le violenze sarebbero state quotidiane e senza alcun motivo. Pare che negli ultimi sei anni questi episodi siano aumentati di 14 volte, e i docenti indagati siano 248. Cosa sta accadendo? È mai possibile che la fragilità, lo stress, la stanchezza, l’età e il mestiere di insegnante, sia così massacrante già con gli allievi giovanissimi? È vero che la vivacità, la quasi totale mancanza di educazione infantile nella famiglia e la presenza nelle aule di nazionalità, culture, abitudini molto diverse, esige una maturità, una pazienza e una preveggenza che non si impara con il titolo universitario, ma è altrettanto vero che vi sono molte occasioni per completare e per confrontarsi tra metodi e creatività finalizzate ad interpretare meglio i nuovi “bambini” e “ragazzi” dei nostri giorni.

È urgente che ci diamo una mano tutti, dal governo, alle università, ai centri d’ascolto, perché, al di là delle percentuali, la scuola è l’unica struttura attraverso la quale passano tutti i nostri figli, per almeno dieci anni. Mi spaventano i modi e i ritardi con i quali recuperiamo gli insegnanti, i supplenti, gli educatori di sostegno, mi spaventano ancora di più le penose cerimonie che precedono ogni anno scolastico. Se riuscissimo a creare attorno alla scuola meno confusione e un po’ più di serenità già avremmo compiuto un primo passo, utile non solo ai docenti, ma soprattutto agli allievi e ai genitori.

don Antonio Mazzi