L’AVER LETTO IL “CANTICO DEI CANTICI” A SANREMO E’ STATA UNA RIVOLUZIONE?

14/02/2020

Ero appena tornato in cascina. Erano le 23.00, ho acceso la Tv e mi sono trovato davanti Roberto Benigni che da artista, unico, stava spiegando quale fosse per lui la canzone migliore al mondo.. Era la terza serata del Festival di Sanremo.
Mi sono buttato sulla poltrona e ho capito che per Roberto il “Cantico dei Cantici” è la canzone più bella che sia mai esistita nella storia dell’umanità. Solo il Benigni dei momenti più ispirati poteva farci gustare da laico, pazzo e profeta, l’idea di come potrebbe essere il mondo oggi e il paradiso domani se regnasse l’Amore. Il “Cantico dei Cantici” è, nello stesso tempo, la poesia più angelica e la più sensuale, la più spirituale e la più carnale, la più mistica e la più provocatoria. Ma soprattutto è una canzone immortale.
Quando andavo a scuola dei preti, ai tempi del mio liceo classico, potevo, anzi, dovevo leggere la Bibbia, ma saltando il libro del “Cantico dei Cantici”. Non era adatto per noi giovani e, secondo il Direttore di allora, nemmeno per gli adulti.
Credo che, se lo si leggessimo come si leggerebbe qualsiasi poesia o canzone, cioè con la normale curiosità e attenzione che daremmo a Dante Alighieri come a Bocelli, avrebbe ragione, anche oggi, il mio vecchio direttore di allora. Invece, l’Amore recitato e accarezzato come fosse il diamante ancora più bello del migliore dei mattini di primavera, è esploso solo dal cuore di un attore, il solo, capace di trasformare il rischio di un cantico desacralizzante, in un fruscio di arcangeli danzanti.
Non pensavo che su quel palco, con quell’uomo, potessimo vivere una mezz’ora tra le più intense e le più francescane, convinti che l’Amore è l’infinito messo a portata di ciascuno di noi!

don Antonio Mazzi