Spaventano gli incidenti, spesso inspiegabili, che stanno falciando a decine i nostri ragazzi, soprattutto nel weekend.
È mai possibile che l’alcol e le sostanze sempre più numerose e micidiali, arrivino a bruciare la testa della nostra gente e che nessuno capisca che ci sono infiniti modi normali per tornare a casa, dopo nottate intere di veri o falsi divertimenti? La prima cosa che tutti dovremmo capire e domandarci: perché volersi bene vuol dire rischiare la propria vita e quella degli altri? I mezzi di comunicazione che noi spesso critichiamo (io compreso) per certi spettacoli, dibattiti, contenuti, gli incidenti del sabato sera ce li fanno vedere in tutti i particolari e, purtroppo, quasi sempre, nei telegiornali della cena. Possibile che servano solo per accontentare la nostra curiosità per poi parlarne tra amici o a tavola? Tutto finisce lì, senza una minima presa di coscienza?
Parlo degli incidenti, ma forse dovrei ancora una volta arrivare prima e fare il mio “mestiere”. E per chi fa il mio mestiere la parola che conta e che impegna si chiama “prevenzione”, cioè arrivare prima dei disastri. Forse c’è addirittura qualcosa che deve arrivare ancora prima della prevenzione ed è l’educazione. Chi non ha maturato dentro di sé valori e per chi non ha la capacità di dirsi dei no e dei sì al tempo giusto, la parola prevenzione resta parola senza significato.
Mi accorgo, però che faccio parte, a 90 anni, degli illusi, perché questi miei discorsi con tutti i verbi di questo mondo, come educare, prevenire, lavorare in rete, vengono bruciati da fatti assurdi come quello accaduto a Catania. La Polizia ha scoperto che due fratellini di 9 e 10 anni gestivano un bar, al posto del fratello grande e del papà, inquisiti anche per abuso di suolo pubblico. Quando succedono queste cose, salta tutto, veniamo banalizzati, presi in giro. È chiaro che in un bar gestito da due bambini, nel quale vendono alcolici, fuochi d’artificio, custoditi in ingente quantità, dove funzionano giochi di ogni tipo, salta ogni regola. I clienti che escono da quel bar, non sono certamente “sani” di testa e tanto meno ligi alla norma. La Questura, poi, indagando meglio la questione, ha scoperto minorenni che avevano abbandonato la scuola e due pregiudicati che vendevano fuochi.
Direte che c’è poca logica tra gli incidenti mortali numerosi tra i giovani nelle notti domenicali e i due bambini, che gestiscono un bar. È proprio l’assurdità di questi fatti che ci lascia “basiti” e che obbliga ognuno di noi a domandarsi perché abbiamo oltrepassato ogni decenza.
La mia insistente richiesta perché la scuola torni ad essere non solo scuola istruttiva ma anche educativa, la rimetto sul tavolo: Fino a quando succedono fatti come quello del bar gestito da due bambini nel popoloso rione Librino di Catania non possiamo fermarci a discutere sulla patente e sulla velocità. Siamo andati ben oltre ogni regola e norma sociale. Rimettiamoci la mano sul cuore in fretta. Solo dopo possiamo parlare di incidenti, di multe e di patenti. Perché in questo caso partiamo da bambini di 9 e 10 anni, da ragazzi di 12-14 anni… e da pregiudicati. Gli incidenti, purtroppo, arriveranno sempre dopo e saranno sempre più dolorosi.
di don Antonio Mazzi