COSA CI INSEGNA QUESTA IMPROVVISA EPIDEMIA

05/03/2020

Non so come chiamarla: se idiozia, se fobia, se voglia di esagerare, oppure mania di usare la politica per satirizzare su problemi inspiegabili, imprevisti e micidiali dopo aver visto alcuni cosiddetti uomini della tv. Noi italiani siamo grandi sempre, sia quando è ora di esaltarci come quando è ora di diventare la nazione più sfigata del mondo. Questa nuova “epidemia” e vengo subito alle riflessioni che mi interessano di più, ci devono far capire che non siamo padroni nemmeno di dare la mano ad un nostro amico o di sfregarci gli occhi che ci bruciano. Dalla sera alla mattina l’onnipotenza è diventata debolezza e i carnevali diventati funerali.

Un fatto come il coronavirus, nato non si sa come e che in pochi giorni ha rovesciato sul mondo uno spavento più disastroso di una guerra e che da liberi capaci di attraversare il mondo in poche ore, ci ha costretti ad autoimprigionarsi e a lasciarci “incatenare” da una paranoia molto peggiore della cella e delle guardie che la custodiscono, soprattutto perché ha divorato il tempo. Mentre le galere hanno un tempo, il coronavirus non ce l’ha. Quanto starò dentro casa? Quando andrò a scuola? Quando tornerò all’università? Quando vedrò i miei amici? Ma come è possibile che esista un nemico così potente da fermare mezzo mondo e non lo si conosca, e ancora peggio, che sia un nemico disarmato, totalmente diverso dalle armi normali, così potente da portare alla morte migliaia di persone?

Torniamo alla saggezza! Entriamo dentro i limiti della prudenza, della sobrietà, della pazienza. Facciamo tesoro di questa esperienza e spieghiamo di più ai giovani cos’è la vita, anche nei suoi aspetti più inaspettati e insospettati. Loro non hanno visto i disastri della guerra e nemmeno hanno subito le sofferenze della povertà, però, in questo caso, possono intuire, perché sono molto sensibili e intelligenti, come la storia possa dominare e trasformare la vita in pista di atterraggio o in un labirinto capace di disorientare anche i percorsi più attrezzati, e fino a ieri politicamente più sicuri.

Trasformiamo in momento educativo e formativo anche questo pessimo incidente. La vita non può essere il bene (o il capriccio) assoluto, lineare, rettilineo, simpatico, giocoso, ma è un tortuoso impasto di bene e di male. Tocca a noi non esagerare, ma saperla impastare, come fa il buon cuoco di famiglia. Se questo coronavirus diventerà sale, può convertirsi in un momento di maturità e quindi rimetterci in strada.

don Antonio Mazzi – su FAMIGLIACRISTIANA.IT