Oggi è il sessantaduesimo giorno di quarantena, io e quasi tutto il mondo siamo chiusi dentro casa, a causa di una pandemia. A Gennaio il telegiornale aveva annunciato una notizia sconcertante, un virus stava uccidendo vittime in Cina e milioni di persone erano costrette a stare in quarantena, questa notizia sembrava lontana, c’era chi rimaneva indifferente, chi alimentava il panico e chi minimizzava.
Solo quando il coronavirus si è affacciato nel nostro paese ci siamo resi conto della situazione grave. Intanto arrivò la sera del cinque marzo quando annunciarono la chiusura delle scuole a causa della pandemia, molte persone festeggiarono per questa chiusura, infatti il giorno dopo il nostro nemico sembrava già essere sparito, tutti si abbracciavano, si baciavano facevano feste bevevano alla stessa bottiglia, prenotavano viaggi per l’estate ma dopo pochi giorni arrivò un'altra notizia, ci dicono di restare chiusi in casa, si potrà uscire solo per necessità lavorative o di salute e se si esce per una di queste necessità è obbligatorio l’uso della mascherina, non si potranno vedere i propri amici, i propri cari, non si potrà andare a ballare, non si potrà partire, non si potrà fare sport e non si potrà neanche andare al bar a bere un caffè, non si potrà fare nulla, solo stare a casa e aspettare, aspettare e aspettare, che il nostro nemico invisibile vada via.
Da quando il virus arrivato in Italia, la nostra vita è cambiata, stiamo vivendo giorni che ricorderemo a lungo, per il silenzio assordante che ci circonda, per le piazze deserte per l’impossibilità dei rapporti parentali ed amicali a cui siamo abituati, per il lavoro da casa e per le lezioni da casa, tutto ciò è inverosimile, è inverosimile che fare la spesa è una gioia immensa, è inverosimile che dobbiamo camminare con delle mascherine sul viso e dei guanti, è inverosimile guardare mia nonna a un metro distanza senza abbracciarla, è tutto inverosimile, il mondo sembra che si sia capovolto all’improvviso e il virus sembra un serial killer, che ti spara alle spalle, all’inizio non fa rumore, non lo vedi , ma lo riconosci solo dopo che ti ha fatto del male, sempre se riesci a sopravvivere a quel male.
Questo virus così violento e di rapida diffusione e in grado di non risparmiare nessuno penso che ci stia insegnando che tutti, abitanti del pianeta Terra, siamo uguali ma occorreva qualcosa di straordinario, d’invisibile per farci maggiormente e definitivamente riflettere, che davanti a un tale nemico, che non perdona, non esistono privilegiati, adesso non ci contraddistingue, la razza, la religione, i soldi, l’incarico lavorativo elevato, il potere e la superiorità perché il corona virus è il più potente dei potenti.
I potenti, anzi gli eroi fino a poco tempo fa per alcuni erano gli influencer, le fashion blogger, i calciatori, i miliardari ma in questo periodo io personalmente ho conosciuto dei veri eroi, indossano un camice bianco lungo fino ai piedi, una visiera protettiva e dei guanti, e pensa un po’ il loro abbigliamento o conto in banca non è importante questi si chiamo medici, coloro che adesso stanno salvando da questa guerra, tutte le vittime colpite dal serial killer.
Fino ad adesso ho detto che siamo costretti a stare chiusi in casa, ma a me manca la mia seconda casa, la mia scuola, anche se solo quest’anno sono arrivata a liceo, fin dall’inizio è diventata come una casa per me, perché la scuola non è solo studiare come matti dal pomeriggio presto alla sera tardi, non è piangere per un voto basso o anzi essere felici per un voto alto, la scuola è stare in mezzo alle persone, è condividere momenti, è imparare sempre di più, non solo dieci pagine di storia ma imparare a conoscere meglio la vita.
Ora, la mia aula non sentirà le urla della classe, i bagni non sentiranno i pettegolezzi delle ragazze, l’ingresso della scuola non sentirà tutte le scuse per i ritardi, la scuola non sentirà noi, non sentirà la nostra vita al suo interno, ma sicuramente ci starà aspettando, perché anche questo periodo passerà, come si dice, dopo la tempesta arriva l’arcobaleno e noi saremo l’arcobaleno più bello della storia.
Infine, ti ringrazio, mi riferisco a te, virus, perché so che sei da qualche parte, grazie perché mi farai vivere meglio, mi farai godere il silenzio e la bellezza di ogni momento e di ogni istante, un semplice abbraccio o una risata o anche una passeggiata con le persone a cui tengo sarà il regalo più bello.
Studentessa di 14 anni - Liceo Sportivo Valentini di Cosenza, partner Fondazione Exodus del Progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie”, selezionato da Con i Bambini