Tra le nuove norme che sono state annunciate per le prossime aperture, da maggio in poi, delle attività, delle strutture, delle aziende, e di tanto altro, non ho notato niente che interessasse le attività sociali, le cooperative, le associazioni e l’intero “Terzo settore”.
Amerei tanto che, proprio approfittando di questo secondo tempo della tragica avventura, potessero chiarirsi se non addirittura cambiare e trasformare regole e modalità, con lo scopo di rispondere più adeguatamente ai bisogni di questo reparto, sempre più disastrato e sempre più difficile da intercettare.
Io sarei, credo assieme ad altre attività terapeutiche, particolarmente interessato ad incontri con le istituzioni di riferimento, proprio per riempire un vuoto delicato e urgente che riguarda l’intero settore giovanile. Perciò non mi fermo solo alle Comunità, ma vorrei venisse messa sul tavolo la scuola, il tempo libero, le carceri minorili, gli extracomunitari, la gente disorientata, e senza fissa dimora.
È vero che il virus ci ha abbattuti tutti, però è anche vero, come è sempre successo, che le soluzioni al disastro si fermano sulla soglia delle numerose povertà e dei disagi già esistenti, contribuendo ancor maggiormente ad indebolire i più deboli e ad abbandonare ancora di più chi già lo era. Sarebbero perciò urgenti alcuni incontri e chiarimenti: con gli uffici regionali, con la prefettura, con i dirigenti scolastici con i, responsabili delle carceri minorili, e con i direttori delle attività giovanili e sportive. Non possiamo fermare l’ascensore ai piani inferiori.
Se vogliamo imparare qualcosa e approfittare da questa inimmaginabile carneficina, mettiamo in fila le priorità, e per gente che fino a ieri si accontentava di carità e di elemosina, inventiamo un “dipartimento sociale” che offra pari diritti e pari doveri a tutti, partendo dai piani inferiori, non per fermarsi, a sbriciolare la solidarietà in panini alle ore tredici, in vestiti recuperati dai “bidoni” abbondantemente disseminati lungo i marciapiedi dei quartieri, al banco alimentare e farmaceutico, e al 5 per mille.
La vera “comunità” non parte dall’elemosina, ma dal riconoscere che ogni uomo va rispettato nell’intera sua dignità. Decidiamo, finalmente, che non esiste una società di serie A e un’altra di serie B. Solo, così, un dolore così spaventoso, potrà essere trasformato in un evento metapolitico.
Don Antonio Mazzi