Dal 9 di marzo, giorno in cui fu emanato il decreto #iorestoacasa, qui a “La Mammoletta” sono cambiate alcune cose: i ragazzi che abitualmente andavano a scuola, come tutti i ragazzi d’Italia, hanno smesso di andarci e quelli che di solito trascorrevano parte della settimana al di fuori dell’isola hanno dovuto rinunciare a questa “abitudine”. Di conseguenza, da quel giorno, viviamo tutti quanti insieme 24 ore su 24.
Rispetto al resto d’Italia e, ci duole dirlo, di gran parte del mondo, noi però abbiamo alcuni vantaggi:
- siamo tanti, in 19 per l’esattezza, il che è indubbiamente una fortuna in un periodo come questo;
- abbiamo a nostra disposizione ampi spazi all’aperto e possiamo, quindi, permetterci di passeggiare in relativa libertà senza infrangere i dettami enunciati dal Decreto.
- ci muoviamo molto, tra la manutenzione della casa, la cura del nostro orto e la costruzione di nuovi spazi… qua i lavori non mancano mai.
Da quando è iniziata la quarantena, abbiamo più tempo per svolgere svariate attività. Una di queste la stesura di un copione per uno spettacolo teatrale, sulle orme della storia di Pinocchio, che abbiamo in programma di realizzare con l’aiuto e la guida di un teatrante, che una volta a settimana si collega in video con noi per darci dritte e correzioni.
Abbiamo, inoltre, iniziato un laboratorio di Arte-terapia con Marina, la nostra educatrice che è esperta in questo campo: il laboratorio ci sta coinvolgendo molto, a tutti noi piace avere uno spazio in più per esprimersi e riflettere.
Quando non lavoriamo, non perdiamo l’occasione per fare una partita a biliardino, a ping-pong o a freccette, oppure per andare a caccia di fagiani (il tutto sempre all’interno della proprietà, sia chiaro), oppure ci dedichiamo alla lettura individuale di un buon libro, piuttosto che alla scrittura, al disegno, alla pittura.
Anche la sera, dopo cena, abbiamo attività sempre diverse, soprattutto adesso che i nostri educatori ci permettono di andare a letto più tardi: guardiamo un film, facciamo karaoke, a volte ancora alcuni di noi approfittano per suonare o cantare qualcosa, dal momento che abbiamo a disposizione un pianoforte, chitarre, djambè (una sorta di tamburo africano) ed una batteria.
Sarebbe inutile elencare i lati negativi di questa situazione di “clausura” impostaci dal virus e dalle “regole”: non abbiamo più la possibilità di fare trekking per l’isola, fare un giro in barca a vela, windsurf o anche di uscire a mangiare insieme una pizza. Ma le rinunce che stiamo facendo sono poche rispetto a quelle che la maggior parte della popolazione è costretta a fare.
Ora che tutti si disperano perché si sentono divisi, noi abbiamo colto la palla al balzo per sentirci più che mai uniti al resto del mondo, e tra di noi.
Essendo abituati alla riflessione e all’introspezione ci è venuto naturale maturare delle considerazioni, fare delle riflessioni a volte anche contrastanti, rispetto alla situazione che stiamo vivendo e sulle possibili conseguenze di questo “congelamento” del globo.
La nostra tavola assomiglia ad una sala-riunioni: ogni giorno argomentiamo e discutiamo sui problemi che riguardano il mondo dell’informazione, della sanità e anche più semplicemente della quotidianità di chi vive in città o comunque in uno spazio ristretto.
Tutti noi guardiamo abitualmente il telegiornale e leggiamo i vari quotidiani per tenerci informati su quanto accade in Italia e nel mondo.
Inoltre Giacomo, il nostro operatore-skipper, ci ha proposto di guardare e confrontarci su alcuni cortometraggi chiamati “Hidden story of stuff”, che mostrano i passaggi più nascosti della catena produttiva, offrendo spunti di riflessione su argomenti come la situazione ambientale, lo sfruttamento, il consumismo e le multinazionali.
Come valore aggiunto, ogni domenica mattina “andiamo a messa”, o meglio, è la messa che viene da noi, mentre restiamo comodamente seduti in salotto: ci colleghiamo in diretta video con Don Antonio, che recita messa per tutte le sedi di Exodus in Italia e nel mondo. Per un’ora alla settimana ci sentiamo incredibilmente vicini a tutte le altre Case e al “Don” stesso, più vicini di quanto non ci sentissimo prima di questa situazione di isolamento che il virus ci sta costringendo a vivere.
La messa non è solamente un’occasione per ricongiungerci con la nostra spiritualità, ma anche un’occasione nella quale Don Antonio ci offre degli spunti di riflessione che ci aiutano a maturare nel nostro percorso individuale e a considerare altri punti di vista da cui osservare l’epidemia e la situazione attuale.
Il computer in questi giorni è uno strumento di cui stiamo riscoprendo la polivalenza e l’utilità: ci permette di fare i colloqui individuali con la nostra psicologa, gli stessi che prima facevamo faccia a faccia; tutti i ragazzi che sono iscritti a scuola riescono a seguire le video-lezioni ogni mattina e incredibilmente stanno studiando più adesso di quanto non facessero prima.
C’è una frase che qui ci diciamo spesso: “Siamo nel posto giusto”. Ora più che mai questa frase è azzeccata, non credo che ci siano situazione e contesto migliori di questo per affrontare i maggiori problemi che stanno affliggendo i cittadini: la noia e la paura dell’altro.
Qua non ci si annoia mai e, vivendo tutti insieme, chi da tre mesi chi da tre anni, non abbiamo paura di stare vicini nè di abbracciarci.
Ovviamente, prima di abbracciarci, ci laviamo accuratamente le mani.
I Ragazzi de La Mammoletta - Exodus Elba