La mia quarantena l’ho vissuta in certi momenti in modo straordinario.
Il primo momento, per precauzione, l’ho vissuto in quarantena presso il “Bait”, la mia casa-rifugio su a Novelle. È stato un tempo unico ma intenso, perché dopo tanto tempo ho avuto l’occasione di stare un po’ più di tempo con una donna che per me è straordinaria, mia moglie: Libera. È a lei che va il mio primo Grazie!
Le giornate al Bait iniziavano presto, il primo appuntamento era presso il piccolo altare alla “Santella”, dove innalzavo la mia preghiera e invocavo protezione per tutti i miei cari, amici e i ragazzi della casa di Enzino.
Ho imparato, anche in questa circostanza, a non ascoltare chi banalizza e ad ascoltare più il mio modo di essere.
In questo tempo, ho imparato a guardare negli occhi e a sentire il cuore dei miei operatori che, in questo tempo, hanno accompagnato il cammino e la crescita dei nostri ragazzi: anche a loro sento il bisogno di dire il mio profondo grazie. Con loro vivo un rapporto straordinario, fatto di rispetto e di profonda amicizia e professionalità.
Ogni volta che alla mattina varco il cancello della “Casa di Enzino”, sento che è la mia vita. Qui sperimento la “Via Crucis” della fatica, ma anche la gioia della Resurrezione e del riscatto di tanti ospiti che sono passati per la casa di Enzino. Sono certo e chiedo anche al Signore la forza di continuare la mia vita qui con i ragazzi della comunità negli anni avvenire.
Una dei frutti della quarantena è stato l’incontro con don Antonio Mazzi alle ore 11.00 per la messa domenicale. Un incontro dove ho sempre potuto cogliere parole incoraggianti e di speranza. La sua parola attraversava tutte le comunità e le persone che da anni ha amato e ancora lo amano. Questo momento l’ho visto come l’incontro tra un Padre e suoi figli.
Colgo l’occasione, attraverso queste meditazioni dei ragazzi della Casa di Enzino, che si sono soffermati a riflettere su ogni singola stazione della” Via Crucis”, che sia un augurio, in questo tempo di quarantena, di saper portare ognuno la nostra piccola o grande “Croce” e di saperla portare senza troppi lamenti ma con dignità, ricordandoci sempre che il Signore ci darà sempre la forza per continuare il nostro cammino.
Auguro a tutti una Santa Pasqua e che la fine di questa quarantena ci trovi, per usare una espressione di Don Antonio Mazzi più forti di come avevamo iniziato: “Uomini nuovi”
Fortunato Ponga – Responsabile “Casa Di Enzino” – Exodus Sonico (Bs)