I bambini venuti dalla miseria scompaiono e noi battibecchiamo

09/02/2016

Tra gli 86mila disperati che nel 2015 sono sbarcati in Europa provenienti dall’Eritrea, Somalia, Afganistan, Nigeria ed Egitto, diecimila erano minori, bambine, ragazzini non accompagnati.
Questi dati sono usciti dalla Conferenza dell’Alto Commissario Onu. Purtroppo sono dati messi insieme con molta fatica ma non definitivi, soprattutto quelli riguardanti i baby. Perché, quasi fossero fantasmi, queste creature arrivano e spariscono nel nulla in un attimo.
Alcune centinaia di adolescenti egiziani si vedono nei grossi mercati romani a caricare e scaricare frutta e verdura per 50 centesimi a cassetta e negli autolavaggi per due euro all’ora.
Altri alimentano il fenomeno che già conoscevamo e che riguarda la prostituzione di minorenni egiziani e di ragazzini eritrei. Pare che, negli ultimi tempi, sia spaventosamente triplicata e peggiorata.
Fin qui parlano le cifre e le percentuali. In questo campo noi siamo sempre molto aggiornati. Ma dopo? Come intervenire, come curare, quali strutture, quali persone, quali metodi adottare?
La situazione è insostenibile e, per il momento, incontrollabile. Ogni adolescente senza genitori avrebbe diritto all’assistenza, alla tutela legale e all’istruzione. Dei diecimila arrivati e che sono accolti dalle numerose strutture (ne abbiamo due anche noi in Exodus) sempre secondo Brian Donald, funzionario di Europol, cinquemila sono diventati irreperibili.
Si suppone siano riusciti a raggiungere le loro famiglie nell’alta Europa, tra fatiche e rischi inimmaginabili. Spaventare e spaventarci per gli scomparsi, aiuta poco.
Ma aiuta ancora meno il dubbio che i racket abbiano messo le mani su questo mondo infantile e facilmente ricattabile. Non voglio offrire occasione per coprire e allargare ulteriormente le polemiche politiche antipatiche e indelicate, soprattutto trattandosi di ragazzi.
A me interessa da sempre questo mondo e soffro nel pensare che per quattro soldi, la mafia sia riuscita a sfruttare anche queste povere creature.
Quando passeremo dalle cifre ai fatti e dai dibattiti inutili e fastidiosi che sopportiamo quasi ogni sera, su tutte le reti televisive, ad azioni educative come previsto dalle normative di tutti i paesi?
Preparare educatori è molto più difficile che aprire strutture ed è ancora più difficile dare regole e alfabetizzare bambini vissuti nella miseria, nella paura e nello sfruttamento. Però questo è il “mestiere” che deve fare uno stato civile e non quello di mascherare elettoralmente con battibecchi di destra o di sinistra, gli enormi interessi economici sottostanti.

Don Antonio Mazzi