Per i figli non basta riempire le piazze
02/02/2016
Nella confusione generale di queste ultime settimane, e vedendo le piazze, per un motivo o per l’altro coperte di striscioni, bandiere e con qualche cristiano sotto, mi faccio con tanta tristezza nel cuore domande che credevo in buona parte risolte o superate.
Si dice che in Italia, e nelle case italiane, la televisione è sempre accesa. Se fosse così basterebbe vedere solo alcuni misfatti descritti in tutti i particolari e con le relative conseguenze per capire quanto siamo “vuoti dentro”.
Se non fosse sufficiente questo, vi invito volentieri nelle mie case che ospitano i risultati tragici delle urlate e degli slogan che insensatamente, gente di ogni tipo e colore, spara consumando fiato e voce.
Non voglio fermarmi solo al lato politico o economico, o professionale. Voglio solo mettermi dalla parte dei più deboli e dei più piccoli, cioè dalla parte dei bambini e dei figli.
Qualcuno pensa che queste creature abbiano dei diritti, e che per essi debbano esistere leggi chiare, universali, esperimentate? Potrei raccontare qui vicende infinite, dolorose, tragiche, impossibili, bestiali, arrivate fino ai suicidi, alle anoressie e alle nuove patologie ancora fresche di sangue e di solitudini.
Il nostro paese, strano e umorale, riesce a riempire piazza San Pietro per battere le mani al Papa e, due minuti dopo, essere in Piazza del Popolo ad inneggiare personaggi ed ideologie totalmente contrarie.
Non credo che ci si debba amare solo per fare i figli. Non sono arrivato a tale livello di arterio. Dico solo che una società che mette i figli in seconda o terza priorità, che ne fa sempre meno e non li educa nel giusto modo, non ha futuro.
Privilegiare la comodità, l’egoismo, avanzare come giustificazione il costo, i rischi e la rottura di scatole alla poesia, alla tenerezza, alla faticosa dolcezza di una maternità e di una paternità paziente e presente, non esprime segnali di maturità e di coscienza adulta.
Non voglio cadere nel rischio della generalizzazione. Ho solo una tristezza immensa che mi coglie, fino a portarmi alla domanda pericolosa: “se l’amore sia sempre più straniero in questa nostra società tanto preoccupata dalla recessione, ma sempre meno impegnata ad affrontare e a risolvere la vera recessione, quella riguardante la famiglia, l’amore, i figli, l’altruismo e la capacità di relazioni profonde e autentiche.
Ridursi a difendere l’unico motivo per cui siamo al mondo, correndo a riempire le piazze, mi fa tanto male, avendo davanti e dentro di me bisogni infiniti di famiglie vere e pianti disperati di donne sole.
Don Antonio Mazzi