Si possono fare tanti pensieri
14/01/2016
Si possono fare tanti pensieri all’inizio dell’anno. E, la malizia, l’umorismo, la rabbia,
miscelata al sarcasmo ti fanno mettere in fila solo i peggiori e meno simpatici. Comincio.
Perché devono aumentare i biglietti delle autostrade? Quale cattiveria economico –
piratesca ha permesso una simile sfacciata operazione? Pensiamo per un attimo, il traffico
della Milano-Venezia e poi trovatemi un motivo dignitoso che giustifichi il bisogno di
guadagnare ancora di più.
Altro pensierino: nel concerto del primo dell’anno trasmesso dalla RAI è scoppiata in
diretta una bestemmia. Non è colpa di nessuno. E poi cos’è una bestemmia scappata a
uno che aveva bevuto qualche litro di vino o birra in più. C’è un altro poi: il solito Vaticano,
pieno di fascisti e integralisti si è permesso di fare un richiamo. Ma dove siamo? Nel
medioevo, nel ventennio, nei lager o nei seminari? Una svista?!
Terzo pensierino: in sette giorni sono morti di parto cinque bambini, negli ospedali tra i più
quotati d’Italia, e non in quelli gestiti nella solita Italia del sud. Fatalità! Anzi, forse la colpa
è stata delle mamme. Tutti sanno che le mamme italiane sono mamme isteriche per i loro
figli. Le cause si vadano a cercare li.
Quarto pensierino, questa volta siamo nell’allegro. Il film di Zalone, dal titolo “Quo vado”
che riprende un’idea nuova, mai sentita prima, rivoluzionaria, da premio Nobel, idea che si
aggira intorno al concetto del posto fisso. In un giorno ha incassato più soldi di tutti i film
americani messi insieme. Dopo l’Epifania i giovani italiani “quo vadranno?” Nel posto fisso!
Finalmente il posto fisso, dopo decenni di ciclopico dibattito sindacale, è entrato a far parte
dei contratti unici e veri. Il co-co-co tornerà nel pollaio. Parola di Zalone. Le mamme
tireranno un grande sospiro di sollievo, Renzi avrà ulteriori occasioni per rispondere dai
telegiornali e sulla “7”, un certo Crozza la smetterà di sbeffeggiare il presidente della
Sampdoria, e dopo aver letto (spero per la seconda volta) attentamente il “Quo vadis” si
agghinderà da Zalone. Nunziante-Valsecchi e da un posto fisso (ditemi che non pensate al
posto che penso io) farà, dirà, canterà e offrirà per un’ora e mezzo il posto fisso alle cento
persone dell’auditorium.
Quinto pensierino: le unioni civili. E qui siamo di nuovo a sbatterci sul muso gli aggettivi tra
cattolici, poco cattolici, credenti liberali, miscredenti di destra, di centro e di sinistra. Ormai
l’unione è fatta. Anzi fatta sicuramente, non essendo unione partitica o politica ma unioni
di genere civile. E qui permettete che scavalchi la parola unione e passi direttamente
all’aggettivo “civile”. Ma in un paese così incivile, che non riesce a tenere nemmeno in
piedi la famiglia unica cosa che i nostri genitori analfabeti, contadini, malvestiti e ignoranti
hanno tenuto dignitosamente in piedi per secoli, saremo capaci di unirci civilmente?
L’aggettivo “civile” è così facile da estrarre dal cappello di questa società che puzza di
cipria come una donna di strada, ma che non sa dare più significati veri alle carezze, ai
deschi famigliari e agli abbracci autentici e terapeutici?
Finale rovesciato di 360 gradi. Un certo uomo venuto da un continente sotto-sviluppato, ai
confini del mondo, dimenticando le sue lauree e i suoi passati tra ingiustizie e minacce, si
è vestito di bianco e nonostante l’ISIS, ha aperto nel mondo le grandi porte della
Misericordia. Credo e spero che abbia ragione lui!
Don Antonio Mazzi