Progetto della Sede Exodus di Jesi e il Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche

06/03/2017

Quello appena iniziato, è il terzo anno di attività del Centro diurno spazio tempo“Arya”, progetto dipartimentale afferente all'STDP (Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche) di Jesi a cui la sede Exodus locale partecipa attivamente sin dalla sua nascita. Il servizio, rivolto prevalentemente ad utenti in doppia diagnosi - con tossicodipendenza e disturbo psichiatrico - provenienti da varie aree della provincia di Ancona è operativo dal giugno 2014, periodo in cui il Centro mosse i suoi  primi passi all'interno dei fatiscenti locali del vecchio ospedale, ormai in disuso, di Viale della Vittoria a Jesi. La scommessa iniziale infatti, è stata proprio quella di far rivivere spazi abbandonati ed asettici, provando giorno dopo giorno a trasformarli in luoghi di vita vissuta, in ambienti in cui lo spazio ed il tempo non siano quelli imposti dalla sostanza, ma quelli del “tu ed io”, dell'incontro e dell'esserci. Ciò è stato possibile innanzitutto perchè gli educatori, le psicologhe, l'assistente sociale e il medico psichiatra hanno portato all'interno del Centro non solo la loro professionalità e le loro competenze, ma anche e soprattutto le loro fragilità e la loro precarietà di esseri umani, contribuendo in tal modo in maniera decisiva alla determinazione di un ambiente co-costruito, di una struttura dinamica che tende necessariamente alla condivisione empatica dell'esperienza vissuta.
Con un approccio simile, le varie attività svolte al Centro “Arya” nel corso di questi anni, dal laboratorio di circo sociale alle passeggiate in montagna, dai pranzi fugaci al corso di teatro, dalle prove di musica al cineforum, non sono state concepite come strumenti destinati meramente all'utenza del diurno, ma come occasioni di incontro e di crescita che coinvolgono direttamente tutti, senza distinzione di ruolo, in quanto donne e uomini in perenne cammino e ricerca interiore. Allo stesso modo, anche il gruppo del giovedì, autentico volano dell'attività del Centro, diviene contesto in cui tutti, operatori ed utenti, mettono a nudo la propria umanità, spesso dolente, allo scopo di trovare, al di fuori di ogni possibile velleità di giudizio, un punto di convergenza tra le varie esistenze. Exodus partecipa attivamente a questo ambizioso progetto mettendo a disposizione la propria cultura fondata sulla condivisione esperienziale, la sua storia fatta di carovana e di cammino e la propria vocazione ad aprire strade impossibili. In particolare, in questo contesto Exodus opera con il duplice obbiettivo  di dare un luogo a chi, troppo spesso rimpallato tra Sert e psichiatria, fino ad ora non ne ha avuti, e, al tempo stesso, di partecipare ad una avanguardista piattaforma operativa che promuove l'interazione e l'integrazione di servizi pubblici e privati operanti nel sociale.

Francesco Scandinaro