SI È CONCLUSO IL 33° CAPITOLO DELLA FONDAZIONE EXODUS

06/10/2023


Dal 3 al 5 ottobre si è svolto a Cesenatico il 33° Capitolo, l’evento nazionale della Fondazione Exodus Onlus di don Antonio Mazzi quest’anno dedicato al temaPerdersi per ritrovarsi, che raccoglie ragazzi, educatori, volontari e amici sparsi in tutta Italia e nel mondo.

Tre giorni intensi di condivisione, verifica e festa, che hanno visto 250 ragazzi impegnati nel loro cammino di rinascita con la Fondazione come protagonisti di attività e momenti di condivisione, per fare il punto sul periodo trascorso e sulla strada ancora da percorrere. Per don Antonio Mazzi, Presidente e Fondatore di Exodus, il Capitolo ha proprio questo scopo: «In primo luogo rincontrarsi, conoscere le storie e i percorsi svolti dai ragazzi presenti anche nelle altre Case Exodus presenti in Italia, e guardare al futuro per capire la direzione da prendere da qui al prossimo anno».

Don Antonio ha ricordato che questo appuntamento, dopo l’edizione del 2019 che si è svolto nella sua sede nazionale Exodus nel Parco Lambro di Milano, è stato rimandato a causa delle restrizioni Covid: «Sono quattro anni che non ci vediamo, che non ci guardiamo negli occhi.È chiaro che questo Capitolo è molto importante. Serve per ricordarvi delle cose che dobbiamo fare insieme e di quelle che sono state un po' trascurate o rimandate. […] Mi mancavano questi momenti, dentro sono commosso».

Il Capitolo si è svolto all’interno dell’EuroCamp di Cesenatico, un centro dotato di campi sportivi, spazi aperti e vicino al mare, con tanta spiaggia per muoversi, fare attività all’aperto e fare un ultimo tuffo per salutare l’estate insieme prima di tornare nelle proprie Case-base, dove il cammino personale e di gruppo dei ragazzi continua. I ragazzi hanno potuto vivere uno affianco all’altro, imparare dalle diverse esperienze e scoprire ancora una volta che si è in questo cammino insieme, e che è sempre insieme che si migliora e si impara a rialzarsi.

Alcuni dei giovani presenti all’evento hanno cominciato il percorso in Fondazione da pochissimo: «Qui non ci sono chiavi. Alcuni ragazzi sono entrati pochi giorni fa e sono ancora qua, non sono scappati» ha affermato don Antonio Mazzi, felice nel rincontrare i suoi ragazzi, e consapevole che il cammino è efficace solo se scelto con la propria libertà.

In ciascuna delle giornate ci sono stati momenti di canto, sulle note di brani che fanno parte ormai del repertorio di questo appuntamento, molte di autori Amici di Exodus che nelle edizioni precedenti sono stati presenti all’evento; particolarmente sentite come “Sogna, Ragazzo Sogna” di Roberto Vecchioni, grandi classici molto apprezzati dai ragazzi come “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano e “L’Aquila Reale” scritta e musicata da Franco Mussida della PFM per la Fondazione Exodus, diventata il suo inno.



Cosa è successo nella tre giorni di Exodus?




Dopo l’apertura di don Mazzi nel pomeriggio di martedì 2 ottobre, la prima sera ogni sede ha preparato una scena di uno spettacolo collettivo, una performance ispirata alla favola Pinocchio.

Ogni Casa di Exodus ha trovato un modo personale di attualizzare la favola, rendendola aderente alla storia dei ragazzi, fatta di cadute, errori, ma anche tanta forza di alzarsi e ricominciare. Ciascuno si è messo in gioco mostrando le fragilità e disavventure, ma anche i desideri per il futuro e le speranze. Vedere la propria storia portata in scena, e al contempo conoscere quella degli altri, ha fatto sì che i ragazzi potessero trovare se stessi nell’esperienza del vicino, e la serata ha reso più forte il legame tra le Comunità sparse in tutta Italia.

Alla seconda giornata due ospiti hanno preso parte alla mattinata: presente l’Arma dei Carabinieri con il Capitano della Compagnia dei Carabinieri Flavio Annunziata e il Tenente del Nucleo operativo radiomobile di Cesenatico Davide Rossitto. Molto sentito l’intervento del Capitano, che ha raccontato la sua esperienza in mezzo a tante persone che sbagliano ma che hanno voglia di ricominciare: «questa è una bellissima iniziativa. Durante la mia carriera ho avuto molto a che fare con ragazzi che hanno sbagliato. Nella mia esperienza ho capito che non c’è limite al bene che si può fare».

Il pomeriggio ha visto i ragazzi impegnati nelle attività sportive, tra campi di beach-soccer, beach-volley e campi per bocce, ginnastica in riva al mare e tuffo finale insieme. Non sono mancati anche i momenti dedicati all’interiorità e il “deserto”, per la riflessione personale nel silenzio. La sera, una veglia guidata dai ragazzi ha tratto ispirazione dalle storie di Harry Potter, ed è culminata nella SS. Messa, concelebrata da don Mazzi, Padre Massimiliano Parrella, Superiore dell’Opera don Calabria e don Miguel Tofful, Casante uscente.

Dialogo con Gherardo Colombo: “ora penso che il carcere vada abolito”.



da sinistra: don Antonio Mazzi, Giangiacomo Schiavi e Gherardo Colombo

La mattina del 5 ottobre don Antonio Mazzi ha dialogato con Gherardo Colombo, ex magistrato, pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano negli anni dell'operazione Mani pulite, l’incontro è stato moderato da Giangiacomo Schiavi di Corriere della Sera. Durante la mattinata, don Antonio ha introdotto il tema caro a Exodus degli “scartini“, che vanno presi per essere trasformati in risorsecome una ricicleria!» si è inserito Giangiacomo Schiavi), e, come ha aggiunto Gherardo Colombo: «si è scartini perché si è considerati tali, non perché così si nasce».

Colombo si è rivolto ai ragazzi per parlare con loro dell’importanza di volersi bene: «Se io mi voglio bene devo pensare al me stesso che vivrà fra 10 anni. Durante il processo di Mani Pulite fumavo anche 30 sigarette al giorno, ora ho smesso. Se mi voglio male devo pensare perché mi voglio male e come fare per uscire da questa condizione».

Ha destato attenzione a livello mediatico l’opinione di Colombo sulla sua esperienza da magistrato, e in particolare le parole spese sulle carceri: «ho fatto il magistrato per 33 anni. In breve il mio lavoro consisteva nel capire se qualcuno dovesse andare in carcere oppure no. E quindi è successo che in carcere di persone ce ne mandassi. Ora penso che il carcere vada abolito». A spiegazione delle sue parole, Colombo ha aggiunto che abolire le carceri non significa che chi sbaglia non debba avere una giusta pena, o che individui pericolosi non vadano allontanati dalla società per sicurezza pubblica, ma che il carcere non è necessariamente la soluzione: «pensavo educasse mandare in carcere le persone, invece mi sono reso conto che non è vero».

Colombo ha poi toccato il tema della felicità, con una provocatoria domanda lanciata a don Antonio: «ma tu credi davvero che esista l’al di là?». Domanda ripresa anche da Giangiacomo Schiavi, che ha ricordato che «con don Antonio abbiamo scritto Gesù Uomo Vero, la storia che non racconta nessuno. E Lui voleva che noi fossimo felici già qui».
La risposta di don Antonio, che si è riconosciuto in primo luogo come un uomo di forte speranza, è stata: «io voglio incontrare Dio come Padre, un altro dio non mi interessa».

Appuntamento al Capitolo Exodus 2024!



Redazione Exodus