GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

20/11/2020


Cari ragazzi,

ho letto in una ricerca di Skuola.net che uno su due tra di voi sceglie la scuola che farà, e dunque una parte importante del proprio futuro, un po’ a caso, senza sapere bene a cosa va incontro. Lasciate che io vada un po’ indietro e vi racconto una storia, forse vi aiuterà.

Erano gli anni quaranta. Io sono andato a scuola, in una pluriclasse, alle elementari, finendo quasi ogni mattina dietro alla lavagna in castigo. Finite le elementari, nel veronese, mi hanno fatto fare l’esame di ammissione alle medie, perchè ero povero, orfano, indisciplinato, ma intelligente (secondo la maestra). Il parroco, perciò, ha preso mia madre le ha detto: “Sarebbe bene che il Tonino continuasse la scuola o dai frati di Padova o da don Calabria a Verona. Pagano tutto loro ed è un collegio”.

Ho dovuto scegliere il male minore e sono finito dai preti. Ho frequentato le medie, durante la guerra, tra un bombardamento e l’altro. Sono stato bocciato per cattiva condotta, in terza media. Per non farvela lunga, sempre a causa della povertà, della fame e della guerra, mi hanno spedito a fare il liceo classico, sempre dai preti. Finito il quale, per non andare a casa, ho sentito che il vescovo di Ferrara aveva bisogno di educatori, per la “Città dei Ragazzi” che aveva fondato. Mi sono candidato con la speranza di poter frequentare l’Università di Bologna e il Conservatorio. In pochi secondi, il sogno di anni!

Eravamo nell’agosto del 1951. Ma nel novembre dello stesso anno arrivò l’alluvione del Po e i corridoi della “Città dei Ragazzi” si riempirono di gente spaventata, ferita, disperata, ammucchiata tra pacchi, vestiti, coperte e mamme e bambini ovunque. Quella notte mi rovinò il sogno. E mentre mi esplodeva il cuore, urlai: “Farò il prete!” – Cosa che mai, nemmeno io avrei immaginato, proprio perché dei preti ne avevo piene le tasche.

Eppure, quella tragedia, ha stravolto nel modo più impensabile la mia vita. E ora, a 90 anni, sono ancora prete a Milano e ancora con ragazzi problematici.

Ho finito la storia e vengo a voi, ragazzi. Non c’entra il Po e non c’entra l’alluvione. C’entra ben altro. Vedendo e pensando alle infinite scelte di vita che avete davanti, vi supplico, progettate da subito, riflettendo, interrogandovi, immergendovi dentro voi, perché la scuola, il liceo, l’università, la professionalità sono vie, non sono traguardi.

Però sono vie che offrono opportunità, fascino, significati, vocazioni. La vita di domani ha bisogno di nuove “sentinelle”, capaci di trasformare i tempi giovanili in passione, amore, lavoro, solidarietà, poesia, fraternità mondiale. Ognuno di voi è un capolavoro unico. Non “buttate alle ortiche” i primi vent’anni!

Cercate già dalle medie come il meglio di voi possa diventare, anche attraverso la scuola, il meglio degli altri. Fate tutti i corsi di orientamento che dovete e volete fare, discutete, a poi chiudetevi dentro di voi, ogni tanto, e fate alcune camminate interiori tra paure, sentimenti, certezze e ipotesi.

La scelta giusta uscirà a vostra insaputa, mentre state suonando, studiando, litigando o piangendo e d’un colpo, anima e corpo, cuore e pancia, sostituiranno il vostro cervello. C’è un pezzetto di mondo che dovete riempire voi.

A me è arrivato dal Po, a voi arriverà dalla sete che trasuda tra i sogni, i progetti e le paure di questa maledizione mondiale.

Don Antonio Mazzi