CHIESA E SOCIETA’ DEVONO ARRIVARE PRIMA DEI TRIBUNALI BAMBINI

06/08/2020


Quando parliamo di bambini, di povertà tragiche, dobbiamo tutti avere il coraggio di palesare i gravi errori che abbiamo fatto e stiamo facendo, in campo educativo, che giustifichiamo, se non addirittura enfatizziamo, tirando in ballo una frase disgustosa: “Sono cambiati i tempi e finiamola con le vecchie abitudini e i vecchi concetti pedagogici maturati in un clima strapaesano e da cultura beghina”. Vogliamo, perciò, domandarci se almeno con i casi normali siamo stati genitori e adulti autentici?
Vi parla chi per questi principi sta ancora litigando, ripeto, litigando con coloro che sanno tutto sulle ingiustizie, sulle violenze, sulle povertà, ma poi, difficilmente li vedi nei fatti, coinvolti tra i veri rischi e i duri confronti con la legge, e con le regole istituite dalla legge, che dovrebbero essere nate per intervenire in tempi brevi e in modo efficace nei casi di cui parla, l’Arcivescovo di Siena, Monsignor Lojudice.
Per la burocrazia, quando si tocca il dolore, la solitudine, le storie violente, le periferie e i pellegrini del mare, ci si ferma sempre alla freddezza delle norme, delle interrogazioni interminabili, particolarmente attente ai protocolli da firmare, insensibili alle cicatrici della vita. Spesso i soprusi che vengono a galla sono i meno complicati e sono molto meno numerosi di quelli che rimangono coperti. Noi siamo specializzati nell’inventare “Giornate Nazionali e Internazionali”. Ho frequentato troppi tribunali per essere sereno e per credere che succederà qualcosa di nuovo.
Dobbiamo arrivare molto prima dei tribunali e le parrocchie, oltre che parlare di sacramenti, con i fedeli dei quartieri, con i giovani dell’oratorio e con le famiglie vicine, dovrebbero ascoltarsi di più e giudicare di meno. Se finissimo di tacere e con intelligenza parlassimo nei luoghi giusti, appropriati, e potessimo, delicatamente, intervenire prima delle forze dell’ordine e degli psicologi vari, creando solidarietà, accoglienza, pazienza, esperienza, renderemmo la parrocchia e la città una realtà capace di presenze fattive, capaci di trasformare le violenze e le emergenze in occasioni di incontro e di riconciliazione.
Abbiamo, in questo campo, perso tanto cuore e tanto “Vangelo”.
Comunque, facciamo pure le Giornate e le Settimane. Ma se vogliamo un domani diverso, il luogo che riunirà le famiglie e ritroverà una giustizia con il cuore, sarà il pianerottolo. Lì, questi poveretti per noi, ma prediletti dal Vangelo, incontreranno l’abbraccio rigenerativo.

don Antonio Mazzi