IL SENSO CIVICO DI DON MAZZI? STARE CON I “FUORI MISURA” (MA RIPARTIAMO DALL’EDUCAZIONE)

27/10/2020


Cara Elisabetta,

“Il mio senso civico è…”. Noi italiani siamo poeti, santi, scrittori, navigatori e specializzati nel condire formule che suppongono, ogni volta, tra l’illusione generale e la smorfia ben espressa, il cambiamento del mondo. Per non sprecarmi in esempi che tutti conosciamo, mi fermo alla parola “solidarietà”. Durante il boom del Covid, ogni due righe e ogni dieci parole usciva la soluzione del teorema Coronavirus: era solidarietà.

Il teorema, poi, non sempre si fermava lì, ma talvolta sprecava anche altre parole, come: “siamo sulla stessa barca” oppure “solo insieme ci salveremo”.

Ultimamente gira un’altra frasetta: “senso civico”.

Hanno chiesto anche a me, che di civico in quel senso non ho proprio niente. Sono un uomo che sta bene dove c’è poca civiltà, perché ho capito che questa frase fa parte delle commedie all’italiana e del senso civile all’italiana. Il civico che abbiamo inventato noi ci ha portati a una egolatria e ad una convivenza esternamene luccicante, disseminata lungo i quaranta piani dei grattacieli e innamorata del gratta e vinci, dimenticando centinaia di donne e bambini, per giorni nei barconi in mezzo al Mediterraneo.

Il senso civico non è una frasetta del vocabolario, ma una esperienza che dovrebbe contenere le categorie del sociale. Cioè: rapporti semplici, fraterni, autentici, capaci di condivisioni non solo amichevoli, ma anche socioeconomiche e disposte a perdere qualcosa per raccogliere qualcuno vittima dell’inciviltà.

Per me, senso civico, è stare a 90 anni in Cascina con una ventina di ragazzi “fuori misura”, che la mancanza di senso civico ha sbattuto in galera, o sui marciapiedi o alla ricerca di affetti mai avuti e di identità scadute in caricatura, a causa di una mentalità politica deficiente.

Se il senso civico è una priorità, la democrazia, la politica, la religione, devono avere il coraggio di domandarsi dove questa priorità l’hanno lasciata. Per capirci ancora meglio: se una priorità c’è sia nel governo, come nelle regioni, come tra la gente è: “abbasso i diversi”.

E noi siamo riusciti a mantenere in piedi due priorità che si eliminano a vicenda. E per la strada, sui giornali, nelle case, in televisione e nelle chiese, noi viviamo uno accanto all’altro con dentro la negazione del concetto di società, di democrazia, di senso civico, di fraternità, di solidarietà.

Questa è l’Italia! e, purtroppo, aggiungo con infinità sofferenza: questa sarà l’Italia, quella laica, quella cattolica, quella di destra, quella di sinistra, quella povera e quella ricca. Perchè? Perché di questa nostra straordinaria penisola, non abbiamo curato le radici, l’interiorità, la cultura, l’educazione. e laddove non c’è educazione non c’è nazione e tanto meno senso civico.

Don Antonio Mazzi

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Caro don Antonio,

ti ringraziamo per aver seguito a distanza il nostro evento CivilWeekLab dello scorso 13 ottobre e per esserti cimentato con la nostra domanda: cosa è il tuo senso civico?

La tua risposta, come sempre le tue prese di posizione, è un po’ come uno schiaffo in pieno viso. Senso civico? Guardate dove ci ha portato il senso civico, ci stai dicendo.

E noi ti ascoltiamo, convinti che davvero l’educazione, il tema su cui ti stai spendendo da 70 anni, sia quello decisivo per ogni ripartenza e soprattutto per questa fase di nuovo difficilissima.

Noi restiamo convinti che il senso civico e solidale di tanti come te e di quelli che provano a fare un milionesimo di quello che hai fatto e fai tu, sarà comunque quello che salverà i “diversi”, i più fragili, i più bisognosi.

E continuiamo con te a sperare in un futuro vicino in cui ci saranno meno bisogni e più civiltà. Ti abbracciamo, don Antonio.


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Di Elisabetta Soglio – “Buone Notizie – Corriere della Sera”