IL SOGNO DELLA SCUOLA CHE DIVENTA VILLAGGIO

13/07/2020


Caro direttore,

è mai possibile che in Paese europeo, come l’Italia, la scuola sia bistrattata e divenga costantemente occasione di diatribe interminabili da parte di tutte le organizzazioni, dai provveditorati, dal Governo, alle regioni, ai sindacati, alle università, ai partiti, ai comuni. Mettiamoci insieme, una volta nella storia, dimenticando burocrazia, diritti, soldi, carriere, ruoli, assunzioni, pubblico, privato e facciamo noi un nuovo ’68 nel nome dell’educazione e dei nostri figli. Occorrono aule, rivolgiamoci al sociale, che le trova!

Occorrono strutture e luoghi per le attività didattiche para-scolastiche, fate un fischio. Abbiamo perso tempo prezioso e la giovinezza non torna indietro. La cultura e la formazione, o la proponiamo nei tempi giusti oppure continueremo ad essere lo stato più somaro d’Europa. Non capisco poi il mal di pancia delle Regioni per il personale esterno che potrebbe completare o sostituire i docenti per le attività non prettamente scolastiche.

Sarebbe ora che nei programmi comparissero attività sempre meno legate alle disastrose cinque, sei ore al giorno, con i ragazzi imprigionati dentro banchi sgangherati. Poiché siamo più per le lezioni frontali (come è giusto) e meno per la didattica a distanza, credo sia chiaro che i nostri figli, debbano vivere gli anni più belli della loro vita, in strutture accoglienti progettate ad hoc e finalizzate proprio allo star bene rispettando distanze e mascherine.

Per le nuove strategie poi, di cui tanto si parla, come prepariamo i docenti? Quali sono le università che hanno ripensato seriamente la formazione permanente dei docenti? Mi ha sorpreso il diniego di alcuni professori a presiedere le commissioni agli esami di maturità, nonostante la garanzia della massima sicurezza. Abbiamo pianto e battuto le mani a medici e infermieri che nel mondo della sanità a centinaia hanno rischiato e dato la vita, nei momenti più drammatici del virus, mentre nel mondo della scuola coloro che avrebbero dovuto testimoniare davanti ai ragazzi cosa significa impegno, motivazione e vocazione, non si sono purtroppo dimostrati alla stessa “altezza”.

Continuo pervicacemente e inutilmente a cantare da anni un ritornello che riguarda la scuola media inferiore. Questi tre anni vanno ribaltati, rovesciati completamente. È dal medioevo che non viene toccato il periodo che sta tra le scuole elementari e i licei. Non aspettiamo il Governo e la burocrazia! Se faccio un appello c’è l’Italia intera disponibile a ripensare questo momento, insegnanti compresi. Oggi più che mai.

Sta scoppiando l’adolescenza e noi siamo fermi ai programmi dell’altro secolo, cioè quando noi (oggi vecchi) a quell’età andavamo a rubare le ciliegie. Cosa ce ne facciamo del miliardo che, dopo battaglie da frequentatori di bar, l’avvocato Conte che nel frattempo di miliardi rischia di perdere centinaia, ha deciso di elargire alla scuola, con l’euforia di chi stava per vincere il premio Nobel, mentre un milione di alunni sono in strada perché senza posto!

Vogliamo capire chi sono i ragazzi che stanno tra i dieci e quattordici anni? Vogliamo sbattere via banchi, cattedre, le sette/sei ore di lezioni frontali e rischiare qualcosa di totalmente nuovo, per amor loro? Poiché voglio evitare di chiacchierare, faccio un sogno. Abbiamo parlato di periodo delicato perché propedeutico all’adolescenza. Io me li vedo in “villaggi”, nei campeggi, in centri giovanili, ed in infinite altre strutture similari, che già esistono e spesso sono vuote. Quello è il posto giusto con tutte le opportunità adatte ai nostri tredicenni.

Nei villaggi il classico docente, preside compreso, farà il minimo delle ore frontali per le materie fondamentali quali lettere e scienze. Per il resto vedo artisti, sportivi, artigiani, giardinieri, testimoni del mondo della solidarietà, dirigenti e sindacalisti. I bungalow, le piscine, le palestre, i laboratori, il teatro tenda per attività di 24 ore, la biblioteca e la videoteca, e un luogo particolare, da inventare di volta in volta, per il silenzio, la poesia, la preghiera per chi volesse, per qualche colloquio particolare e forse per qualche notte. Consorziamo i Comuni e facciamoli artefici di questa avventura educativa, in modo che il villaggio possa ospitare scuole medie di tre o quattro comuni. Trasformiamo in festa, in amicizia, in grande voglia di vivere insieme, con i docenti che non sono professori ma adulti che insegnano a studiare, a giocare, a cantare, a far giardinaggio, a lavorare, e a scrivere la loro vita, il loro diario, possibilmente in poesia.

Nel villaggio va riletto anche il vocabolario, laddove cataloga le parole: orario, bocciatura, punizione, valutazione, interrogazione, dovere, disciplina. Pian piano i ragazzi non solo conosceranno Leopardi e il teorema di Pitagora, ma impareranno a conoscersi, a capire l’infinito che è dentro di loro, e saranno felici di “gesticolarselo”!

Il villaggio ha sempre le porte aperte, perché la scuola è di tutti e serve a tutti. Solo così i genitori, la gente, i nonni e i testimoni del territorio parteciperanno e i nostri figli non dovranno aspettare la notte, per andare in un parco a divertirsi, perché il “sabato” è lì.

Finisco il sogno dicendo: che dove ci sono ragazzi ci deve essere sempre festa (… e casino organizzato).

don Antonio Mazzi – su “Corriere della Sera” – 11/07/2020