In questo tempo cosi aggrovigliato e confuso, dove il mondo si trova a dover riconoscere che sta perdendo il controllo su tutto, sento che è necessario ritrovare quella profondità di cui noi abbiamo bisogno e di più quelli che stanno attorno a noi. Non bastano le parole di circostanza.
Siamo donne e uomini cresciuti in un contenitore che non ci ha permesso superficialità, che ci ha chiesto molto, forse più di quello che potevamo, che ci ha messo nella condizione di non lasciare nulla al caso, di dare significato ad ogni cosa, di pensarne cento per farne una, di rischiare in prima persona, di avere coraggio, di pensare prima agli altri e poi a noi, di creare luoghi di bellezza interiori per poter rifugiarci nei momenti complessi.
Siamo uomini e donne capaci di cose che non credevamo saremmo stati in grado ci creare, costruire, affrontare. La storia non ci ha abbandonato, ci ha preso per mano e ci ha guidato nei meandri dell’umanità nella quale abbiamo scoperto il vero e il bene, il cuore e l’amore, la possibilità, le strade impossibili. Questa storia è ancora qui e ci aspetta in un cammino perpetuo che non si ferma. Noi siamo dentro questa storia, e abbiamo imparato ad essere degli IMMAGINATORI” di altre storie, perché di questo si tratta: abbiamo incrociato storie che ne hanno scoperte altre, replicatori di umanità e incapaci di ricostruirne le connessioni, tanto siamo stati presi nella rete delle relazioni.
Abbiamo immaginato futuri per tutti quelli che abbiamo incontrato, per noi, per i nostri figli, per i nostri compagni e compagne, per i nostri ragazzi. E lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo perché siamo capaci di leggere la storia, quella che viviamo ogni giorno, perché noi siamo dentro la nostra storia. E siamo anche capaci di guardare al futuro, perché? Perché abbiamo contributo a costruirci un passato e perché sappiamo leggere il presente. Solo cosi possiamo immaginarci il futuro. Un futuro solido, fatto di certezze, ma anche di tante incertezze, fatto di sogni, fatto soprattutto di intuizioni. E cosa ci dice questo? Ci dice che se anche non ci abbiamo mai pensato, se anche pensiamo che non faccia per noi, siamo dei piccoli profeti di questa storia perchè abbiamo avuto il coraggio di immaginare.
In questo tempo cosi complesso, dove sembra che le certezze si sciolgano dentro un bicchiere di tachipirina, dobbiamo avere il coraggio di guardare avanti. Ma il coraggio che cos’è? Non è assenza di paura.
E’ profondità e consapevolezza di ciò che è buono, di ciò che è saggio, di ciò che è stato costruito, di ciò che crediamo debba essere. Di fronte a tutto e a tutti. La paura ci coglie? Non so se ci coglierà o meno, non so se busserà alla nostra porta, forse passerà e basta, seminando terrore, paura, mettendoci gli uni contro gli altri, facendoci sentire ancora più soli proprio in un momento in cui è necessario stare insieme.
Proprio per questo è fondamentale guardare avanti, essere profeti, IMMAGINATIVI di possibilità, di proposte, di sogni, quelli che non abbiamo mai pensato, quelli che abbiamo pensato ma che ci sembravano impossibili, quelli che riteniamo non realizzabili.
Si perché è questo che immaginano i profeti in un tempo di stasi coltivando il loro giardino interiore, pronti per nuovi immaginari, nuovi sogni e nuove sfide.
In questo tempo in cui ci si preoccupa solo di salvarsi la pelle a scapito di molto, in cui la prudenza è necessaria, l’attenzione è indispensabile, il metro di distanza è invalicabile, il gel igienizzante necessario, proviamo a trasformare e a trasformarci, cercando di trovare quella speranza che oggi sembra perduta.
E’ questo che il mondo ha bisogno. Non certo di accartocciarci sulle disperazioni personali, ma quello di guardare la nostra storia, per interpretarla, per conoscerla e per gettarla nel futuro come quando da bambini si faceva a gara a gettare un sasso piatto sul pelo d’acqua: vinceva chi faceva più balzi.
Balziamo nella profezia, carimiei.
Cristina Mazza, Coordinatrice Associazione Educatori senza Frontiere