IO STO CON LE MAESTRE COME FRANCESCA

18/06/2020


Sottoscrivo a quattro mani l’iniziativa della maestra Francesca di Prato che ha portato i suoi venticinque alunni, genitori compresi, in uno dei parchi per “disintossicarli” dai tre mesi di clausura, e leggere con loro “tante belle storie”. E ne approfitto per affrontare l’enorme problema della scuola italiana e del ruolo negativo che il sindacato della scuola sta purtroppo giocando da sempre e anche in questo caso. Mi faccio forte citando alcune frasi colte da un articolo di Ernesto Galli della Loggia, apparso sul Corriere della Sera, con il titolo: “Gli insegnanti prigionieri dei Sindacati della scuola”. L’autore, dopo aver analizzato una serie di problemi, arriva alla questione che a me, e spero a tutti voi che mi leggete, interessa in modo particolare. Scrive: “Ma in realtà c’è una terza rivendicazione, forse quella più importante, che vede il sindacato scuola italiana di qualsiasi orientamento, sempre in primissima linea, fino ad apparire quasi la sua principale ragione d’essere, l’immissione in ruolo dei precari”. Non voglio banalizzare il delicato problema dei precari, però l’aspetto educativo e la preparazione dei docenti, cosa che più interessa a noi, perché priorità sostanziale della scuola, sembra passare sistematicamente in secondo piano. Anche Paola Mastrocola, riflettendo su La Stampa, in questi giorni, diceva “Il Coronavirus è stato un potente detonatore. Ha fatto scoppiare i bubboni. Ha scoperto la falsità del nostro vivere. Per esempio ora ci fa capire che cos’è per noi la scuola: una necessità educativa e sociale prima ancora che culturale. Dovremmo avere il coraggio tutti, di ripensare la scuola non come cosa a sé, ma considerando gli sconvolgimenti sociali ed economici che le stanno attorno e sono sotto i nostri occhi. Se l’Italia vuole cambiare dopo questo terremoto mondiale, deve partire subito dalla scuola”. D’Avenia invece scrive che per rinnovare la scuola anche da noi occorre liberarla dal monopolio di potere e restituirla all’iniziativa dei cittadini, come in tutta l’Europa. E propone l’idea di un portafoglio che ogni alunno può spendere nella scuola che vuole, pubblica o privata, purché di qualità e verificata dallo Stato. Spero tanto che la felice disobbedienza della maestra Francesca, sia uno dei primi piccoli gesti, tanto necessari per ricostruire un Paese migliore. Va anche detto, per correttezza, che non tutti nel sindacato hanno condiviso le critiche alla maestra, se è vero che il segretario provinciale della Cisl-Scuola ha detto chiaro che: “Il buon esempio e il buon senso della docente di Prato, andrebbe seguito in tutta Italia”.

don Antonio Mazzi