LA SCUOLA CHE FUNZIONA

20/10/2020


Mancano i banchi, gli insegnanti, le regole sono confuse e sono iniziati –quasi da subito- i primi casi di positività tra gli studenti che hanno determinato le prime necessarie e temporanee chiusure di alcune classi. E, in questi giorni in alcune regioni, anche di tutte le scuole.

Ma non c’è solo questo, e di quello che c’è forse non se ne parla abbastanza.

Ci sono i ragazzi, che tornano a scuola dopo tanti mesi di assenza e li ritroviamo tutti (proprio tutti… anche quelli che chiamavamo “dispersi”) con le loro mascherine e la fatica immensa di riprendere i ritmi.

Rivederli è stata una gioia incredibile, come quando ci si rivede dopo un lungo viaggio, e se c’è una vera e grande fatica è nelle distanze da mantenere, non nelle mascherine da indossare. Perché noi i ragazzi siamo abituati ad averli “addosso”, ed è veramente difficile ripetere quel “non ti avvicinare” che va in direzione opposta a quell’arte dell’avvicinamento che caratterizza il nostro esserci.

C’è Ally, con una disabilità importante e, anche se non è seguita dal progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie”, si è abituata a “venirci a trovare” quando non ce la fa più a stare in classe, va in giro con la sua mascherina sempre mezza storta, ma adesso la salutiamo da lontano, si ferma, e capisce che deve tornare indietro.

La scuola che funziona è in un dizionario “rumeno-italiano” per imparare dal primo momento a dirsi “Buongiorno”.

Sono le tabelline gridate da un lato all’altro dell’aula fingendo una partita a tennis con una racchetta immaginaria.

È ridere quando il Codice Civile scritto da Napoleone diventa per qualcuno il Codice Fiscale.

È ascoltare l’”Ouverture di Tchaikovsky” che nell’orchestra usa anche i cannoni.

E’ la lezione di letteratura fantasy tenuta da uno dei nostri educatori durante l’ora di italiano, perché alcuni archetipi aiutano a riflettere sui temi attuali attraverso la fantasia, e, quindi, anche “Harry Potter” o “Il Signore degli Anelli” hanno molto da insegnare.

E dunque sì, è vero, a volte mancano i banchi. Ma c’è anche molto, molto di più.





Barbara Invernizzi, Responsabile Polo Exodus Assisi – Progetto Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie