LA STORIA DI KEVIN, UNA SCOSSA ALLA NOSTRA ANIMA “IMPOLVERATA”

04/11/2020


Certi minuscoli fatti ci cambiano la vita, più di tanti progetti nazionali o di svolte politiche. E quando ci cadono addosso o scappiamo per non essere disturbati o ci cadiamo senza sapere come ci siamo caduti.

Mi spiego. È morto, su una panchina in zona Lambrate di Milano, Kevin, definito clochard smemorato, disegnatore, spesso un po’ bevuto, che ha sempre preferito la panchina al dormitorio pubblico.

Niente di particolare per chi vive a Milano e che vede tutte le tipologie di clochard, da chi ti fa i giochini da circo all’incrocio, a chi ti arriva col pacchetto di fazzolettini al finestrino della tua auto, a chi ti allunga la mano… e via così.

Taccio i commenti, ma non posso cancellare quello che gli occhi vedono, perché nel contempo, dentro di noi, passano le notizie, che leggiamo nel bene e nel male, appena scatta la parola “clochard”. La storia di Kevin la riporto per una mia riflessione personale, per tentare di capire perché certe cose accadano proprio a te e nei modi così normali da diventare “sconvolgenti”.

Kevin non ha mai voluto essere regolarizzato e di notte voleva vedere il cielo e non il soffitto di qualche rifugio. Tutti lo vedevano, il prete era suo amico, bello, simpatico e nella zona faceva colore, non era il solito barbone. Niente di più, anche se figlio di Paesi come l’Italia e l’Olanda, che qualcosa di meglio avrebbero potuto fare per lui. Comunque, una mattina, Kevin non si è svegliato, ed è cambiato tutto il panorama. È partito il tam-tam, perché la gente ha iniziato a pensare a come organizzare “il necessario ultimo saluto”. Il “nessuno” di zona Feltre ha smosso l’intero quartiere.

Dovremmo avere il coraggio di dire con grande tristezza e nostalgia, che Kevin è nato la notte che è morto.

Queste cose, che ho chiamato minuscole, non dobbiamo lasciarle solo accadere perché danno risposte e riaprono ferite nel nostro cuore. E obbligano a domandarci chi siamo, perché lasciamo morire centinaia di mamme e bambini nel Mediterraneo, perché il clochard è diventato qualcuno il giorno che è diventato nessuno, perché, noi italiani, siamo capaci di essere più dolci del mondo al mattino e alla sera, per divertirci, ce ne freghiamo di tutti e andiamo in posti nei quali potremmo riportare a casa la morte alla gente che amiamo?

In questo periodo, anche le cose più piccole devono aiutarci a farci riscoprire dentro di noi, quel pezzo di anima che, forse, la superficialità e la voglia di “vivere” ci ha cancellato. No! L’anima non è cancellata, è solo “impolverata”. E il quartiere Feltre ce l’ha dimostrato!

Don Antonio Mazzi