LA VERA EDUCAZIONE CIVICA RICHIEDE TESTIMONI CREDIBILI IN CATTEDRA

02/07/2020


Mi pare un’ottima idea il ritorno, dal prossimo anno scolastico, all’Educazione civica in tutti i gradi d’istruzione, a partire dalla scuola dell’infanzia. La cosa però che va ben pensata è il come e il chi farà queste ore, che non chiamerei “materia” e tanto meno valuterei con un voto. Qui trattasi di educazione essenziale, vitale e di capacità di inculcare nei modi appropriati ai bambini e ai ragazzi.
Per gli adolescenti inventerei incontri intensi e molto “centrati”. Perciò la scuola, per questa “non materia”, deve trovare persone non della scuola, ma della società, deve superare la modalità delle aule, modulando il tutto in assemblea e arricchendo le ore, che potrebbero essere una mattinata al mese, con testimoni credibili, e creando un ambiente recettivo, parascolastico con qualche artista e cantante.
Sarà il periodo adolescenziale il più impegnativo e interessante, che dovrà essere ben predisposto e fortemente partecipato. Dovrei anche dire, data la mia lunga esperienza in classi con elementi particolari, che non è sufficiente una mattinata, perché se tutto il resto del mese rimane problematico rispetto alla condotta e al profitto, si corre il rischio di non ottenere quell’attenzione e quelle motivazioni che, una volta riscoperte, potrebbero addirittura generare qualche attività di volontariato. Perciò sarebbe opportuno intercalare alcuni incontri con i docenti e magari, invitare anche i genitori, pesando bene eventuali benefici o difficoltà ulteriori.
Rispetto, invece, ai tre assi previsti come capitoli dal Programma ministeriale, cioè: “Costituzioni, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale”, io credo che sia soprattutto il primo particolarmente indovinato, ma come attuare la Costituzione e come viverla?
Per ottenere qualche risultato, io insisterei sul concetto degli eguali diritti e degli eguali doveri per ogni cittadino, e sulle quattro “virtù” che potrebbero aiutarci a realizzare una socialità armonica. E sono: rispetto della natura e delle cose pubbliche; attenzione ai più deboli e ai diversi; coltivare l’arte, la bellezza e la comunicazione.
Riporto una bella frase di Khalil Gibran: “Vorrei costruire una città presso un porto, e su un’isola, in quel porto, erigere una statua, non della Libertà, ma alla Bellezza. Poiché Libertà è quella ai cui piedi gli uomini hanno sempre combattuto le loro battaglie, mentre la Bellezza è quella al cui cospetto tutti gli uomini alzano le mani, verso gli altri uomini, perché fratelli.”

don Antonio Mazzi