NEL DOLORE CUPO DELLA PANDEMIA, LA SCELTA D’AMORE DI DENISE

19/12/2020


La vita e la storia da un attimo all’altro possono trasformare la più piatta quotidianità nella tragedia la più devastante o in occasione la più inimmaginabile. Periodi poi come questo si prestano ancor più facilmente a fatti particolari perché a fronte di situazioni certe, programmate e ben riuscite, l’arrivo del nemico invisibile, ci ha reso tutti più fragili, insicuri e pessimisti. Non voglio perciò parlarvi delle tragedie, ma di un atteggiamento solidale, sul filo dell’eroismo, accaduto all’Ospedale Saint Louis di Parigi lo scorso marzo.

Denise, un’anziana e amabile signora di 90 anni con tutti i sintomi del Covid, dalla barella dell’ambulanza ha capito che era rimasto un solo posto attrezzato per la rianimazione. Con un filo di voce, sussurra: “Sono vecchia, malata di cuore, e con un tumore in corpo; lasciate il mio ossigeno a qualcuno più giovane di me”.

Lei è morta con i suoi occhioni neri e l’ammalato di meningite in preda alle convulsioni, invece, grazie al posto di rianimazione lasciato libero, si è salvato. Gli occhi neri di Denise hanno ottenuto un effetto positivo più potente del Coronavirus. Medici, infermieri ed io stesso, ancora una volta riusciamo ad intuire quanto sia grande il cuore e soprattutto quanto sia onnipotente l’amore. Davanti a fatti di tale fascino salta ogni logica. Rimane l’incontro, la meraviglia. Immagino i medici con le mani in mano e con i dubbi infiniti dentro alla coscienza. Le norme, la professionalità, la valutazione, la legalità, il rispetto. L’equipe ha voluto chiedere cosa fare al figlio, che essendo della pasta della madre, con serenità, ha risposto: “Curatela, ma come vuole lei!”. E così è stato.

Vorrei tanto che ognuno di noi riuscisse a leggere la sua vita e quella degli altri con la profondità con la quale Denise ha vissuto la sua. Ma soprattutto vorrei che intuissimo quanto sarebbe paradisiaco il mondo se si moltiplicassero questi “piccoli” e miracolosi gesti.

Papa Francesco nella lettera Fratelli tutti scrive: “In questi momenti nei quali tutto sembra dissolversi e perdere consistenza ci fa bene appellarci alla solidità che deriva dal saperci responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune. Il servizio solidale guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla” e cerca la promozione del fratello. La vera solidarietà non è mai ideologica dal momento che non insegue idee, ma serve persone”.

Cara Denise tu hai addirittura anticipato la solidarietà. L’hai tradotta in carne della tua carne.

Don Antonio Mazzi