PER FAR CRESCERE I GIOVANI NON BASTA UN’EDUCAZIONE “A PUNTATE”

22/08/2020


I dati ci dicono che l’età media dei contagi dal virus nelle ultime settimane è scesa da 68 a meno di 40 anni. Gli esperti se lo spiegano anche con il fatto che i ragazzi, in vacanza in Italia e all’estero, attratti dalla cosiddetta movida tendono a dimenticare le precauzioni, cedendo, per loro stessa amministrazione, al “così fan tutti”, complice la scarsa percezione del pericolo tipica della loro età.
Parto rovesciando il ragionamento. Tocca ai quarantenni far intuire, attraverso le risorse interiori che si sono conquistati vivendo i tempi giusti nei modi giusti, quanto e come relazionarsi con i giovani su problemi che non devono fermarsi al Covid o alle mascherine.
È chiaro che i ragazzi si devono divertire, ma non perché sono stati rinchiusi tre mesi. Godere la vita, viverla nel modo migliore, dare ai tempi della vita le interpretazioni adeguate, significa tornare alle origini, cioè aver trovato una risposta al nostro essere qui con i verbi e i sostantivi che ci sentiamo urlare dentro gli orecchi dai più grandi: studiare, lavorare, fare i bravi, giocare, usare bene i soldi, non fumare, non drogarsi.
Sono frasi che suppongono una infanzia serena, una adolescenza critica quel tanto che basta, il senso del dovere e l’accettazione, anche sudata di una libertà “limitata”. Non possiamo fare gli adulti e i genitori ogni tanto. La vita non è una raccolta di episodi che per caso ci capitano, ma è una paziente crescita di giorno dopo giorno, con tutte le fatiche e le gioie che i giorni si portano dietro. Perché vivere significa soprattutto, entrare dentro la storia nostra e degli altri. E la storia vera di ciascuno di noi si chiama: amore, dolore, solitudine, accoglienza, casa, famiglia, paura, povertà, fatica, impegno.
Tutte queste parole si collegano a quelle sopra e insieme creano il tipo di ragazzo che sa dirsi dei no e dei sì nei momenti più delicati della sua vita. Tra i momenti delicati vanno inserite le amicizie e i vari modi di divertirsi. È chiaro che se manca tutto quello che ci siamo raccontati sopra, parlare di mascherine, di assembramenti, di responsabilità, di rispetto di sé e degli altri, di positivi sì o positivi no, lasciamo il tempo che trovano. Non sta in piedi l’educazione a puntate o peggio ancora l’educazione via telefono, e mal gestita. Perciò diamoci una regolata tutti invece che tentare di colpevolizzare sempre gli altri. I nostri figli hanno bisogno di genitori adulti e non genitori dispensatori di regali o di punizioni e di bancomat.
Chiudo lanciando un messaggio ai giovani: non ci sono solo le movide al mondo, e le amicizie vere esistono anche sui sentieri di montagna, in canoa sul lago, in una partita a calcetto, e sotto un albero a suonare la chitarra, pensando a chi, in questi giorni, sta peggio di noi, perché in quarantena o all’ospedale.

don Antonio Mazzi