CARO SALMO, TI SBAGLI: L’ARTE NON SI ESAURISCE NELLA TRASGRESSIONE

30/08/2021


In Italia le polemiche arrivano sempre puntuali. Questa volta arrivano anche sotto forma di salmodie stonate. Fino a ieri erano le questioni politiche o parapolitiche a tenere banco e riempire ad ogni ora telegiornali e giornali. Oggi, purtroppo, le polemiche si allargano e toccano anche un mondo sacro, magico, artistico, giovanile, affascinante. Nascono a causa di un concerto fatto giorni fa a Olbia dal rapper Salmo, senza rispettare le regole anti covid.
È sorta una disastrosa e preoccupante diatriba piena di pro e di contro. Vorrei, però, ancora prima del putiferio e delle varie stonature con le quali vengono riempite le pagine dei quotidiani, sottolineare quanto sia preoccupante la risposta portata a giustificazione dell’evento, dallo stesso Salmo: “Se avessi voluto obbedire alle regole non avrei fatto l’artista”.
È vero che una delle qualità che arricchiscono ogni tipo di arte talvolta oltrepassa alcuni limiti, ma certamente non si possono fondare le migliori strategie artistiche sfidando le norme societarie nel modo più illegale e irregolare. In questo caso, non ci sono solo i limiti, ma anche i rischi. Giustamente, Ermal Meta ribatte ironicamente dicendo di aver scoperto di non essere artista perché rispetta le regole.
Ridurre, perciò, il mondo così straordinario come quello della musica e della canzone a dichiarazioni incoscienti e paranoiche, significa rovinare le poche occasioni capaci di collocare l’arte al posto giusto e di metterci insieme a danzare la vita. Nel caso, poi, di Salmo, se accadesse che giovani ingenui e sognatori, accalcati tra le fila, contraessero il covid, il concerto non solo sarebbe stato spregiudicato e illegale, ma sbagliato nella sostanza. A Olbia siamo andati ben oltre la trasgressione e Salmo lo sa molto bene. Proprio lui ha riaffermato più volte che l’arte e la cultura sono importanti, e che la battaglia conto il covid va fatta in modo chiaro, anche se, diverso.
Buttare, però, migliaia di persone sotto il suo palco senza preoccuparsi non solo di rendere sempre più bella la musica, ma anche più sicura la salute “non esalta il coraggio di una rivoluzione capace di risollevare la realtà schiacciata da un muro di omertà, di apatia, di indifferenza - come dichiara il cantante Morgan -, ma esattamente l’opposto”.
La musica, tra le sue note, porta dolcezza, nobiltà, emozione, sorriso, pianto, lotta positiva e costruttiva, spettacolo. E in questo tempo, soprattutto i più giovani, hanno bisogno di spettacoli veri, significativi, liberatori e non di protagonismi di “cattivi maestri”.

don Antonio Mazzi su Famiglia Cristiana