Sono particolarmente felice che siano partite anche le “Paralimpiadi” di Tokio. Io, come al solito, sono esagerato e ho sempre pensato, dentro di me, che sarebbe non solo bello ma bellissimo che le “due” Olimpiadi, in qualche modo, diventassero una e potessero essere svolte nello stesso tempo.
Concedetemi l’esagerazione, perché ho lavorato per dieci anni nel Veneto con i disabili e perché, come testimone nei “Centri Giovanili”, che fanno parte delle attività di Exodus, c’è Francesco Messori, classe 1998, nato senza gamba destra e fondatore nel 2012 della “Nazionale Italiana Amputati”, di cui è capitano. Ha scritto un’autobiografia, Mi chiamano Mess”, dove racconta la propria storia. Vi propongo la sua testimonianza riportata sulla copertina del calendario dei “Centri Giovanili”, in quanto testimonial.
“I ragazzi hanno bisogno di sperimentare i giusti valori in modo da non perdersi in ‘strade sbagliate’ e trovare soddisfazione nel proprio cammino di vita. Per me è fondamentale essere testimonial dei ‘Centri Giovanili don Mazzi’. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona. Non mi piace che chi è ‘diversamente abile’ non possa essere preso in considerazione e non possa, di conseguenza, coltivare i propri sogni e le proprie passioni. Certamene abbiamo bisogno di fare sacrifici e di avere sostegno dalle persone a noi vicine. Le persone disabili sono in grado di restituire quanto ricevuto: abbiamo sperimentato sulla nostra pelle quanto sia importante non dare nulla per scontato e apprezzare le fortune che tutti noi abbiamo. Io voglio mettermi in gioco, sul campo da calcio, che è la mia grande passione, come nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni. Con la positività e la voglia di ripartire dopo ogni difficoltà”.
Parole belle, calde, autentiche, coinvolgenti, che, collegate alle migliaia di altri gesti che stanno accadendo a Tokio, ci fanno dire che “i migliori sono sempre quelli che sanno soffrire di più e chiedono a sé stessi l’impossibile”.
Francesco, poi, nella testimonianza dice: “Apprezzare la fortuna che tutti noi abbiamo!”. Ce ne vuole di coraggio nel trasformare la disabilità in “fortuna”!
don Antonio Mazzi su Famiglia Cristiana n.36/2021