LA PANDEMIA HA PORTATO A GALLA VECCHI PROBLEMI DELLA SCUOLA

22/01/2021


Il fenomeno scolastico è sempre stato, anche nei tempi cosiddetti normali, nell’elenco dei ministeri di seconda fila (o terza). Ci siamo accontentati nei fatti, (non nelle chiacchiere) di inventare quattro percorsi: elementari, scuola media inferiore, medie superiori e università, e di tanto in tanto ritoccarli nei programmi. Se devo rispondere con severità alla mia coscienza, non solo la scuola è stata trascurata a causa della pandemia, ma, sfortunatamente, la pandemia ha rilevato quanto l’intero fenomeno scolastico fosse impreparato e deficitario rispetto ai metodi, ai contenuti e agli obiettivi finali perché ridotto solo ad istruzione.
Non voglio perdere tempo nel tentare di interpretare quanto sta accadendo in questo periodo: banchi monoposto, dad, ruotine, trasporti, ragazzi seduti per terra in piazza a studiare o in piazza a manifestare, altri studenti, invece a occupare gli istituti fino a dormirci dentro la notte.
Sono manifestazioni di un grave disagio, che Governo e Regioni ancora non hanno il coraggio di porlo a livello prioritario. È vergognoso che una nazione come l’Italia, non abbia capito che la scuola non è solo istruzione ma anche educazione, socializzazione, integrazione, partecipazione, e luogo strategico per un Paese che si dice civile, progressista, moderno, democratico e con prospettive rivolte seriamente verso il futuro nostro e dei nostri figli.
C’è poi un’altra gravissima lacuna che andrebbe affrontata con la massima urgenza: l’iter formativo e universitario dei nostri docenti. Mi avvince l’idea del prof. Lorenzini del movimento di cooperazione educativa, che propone una specie di giuramento sulla Costituzione. “I nostri compiti sono riassunti nell’articolo 3: bisogna dare dignità, ovvero ascolto, a tutti. Se un bambino non è ascoltato non crede in sé stesso e non ha motivazione per imparare. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli e consentire agli studenti a riuscire”. La scuola vince quando il collegio dei docenti si comporta come una equipe che cerca unità e umanità nell’insegnamento, quando è “studentocentrica” e non solo smuove gli ostacoli, ma arricchisce l’insegnamento costruendo esperienze e apprendimenti artistici, musicali, sportivi, naturalistici. In modo tale che i ragazzi possano far emergere le loro potenzialità e permettere ai docenti di aiutarli e di “intercettarli”.
Il pezzo più interessante della vita dei nostri figli, tra i 10 e i 20 anni, deve svilupparsi nel più creativo dei modi. Loro sono la partenza del nuovo mondo. Finisco rubando qualcosa a Montaigne: “La mente dei nostri studenti non è un vaso da intasare, ma un fuoco da accendere, deve essere riempita di legna da ardere che possa essere accesa da qualche scintilla”. Il compito dei docenti dovrebbe essere quello di scoccare scintille per il fuoco di domani.

Don Antonio Mazzi