Vorrei spiegare a me stesso e ai giovani perchè il Natale che è la festa più rivoluzionaria della nostra storia, si sia trasformato in una specie di supermercato dentro al quale trovi tutto: i presepi, gli alberi, i panettoni, la Caritas, gli sconti, i poveri, i ricchi, i credenti, i laici, e avanti così.
Voi giovani dovreste aiutare noi credenti imbalsamati a leggere tre o quattro cose che nel silenzio di una notte hanno trasformato la storia in Bibbia e la Bibbia in una serie di eventi ordinari-straordinari che noi abbiamo sepolto dentro montagne di panettoni, di stelle, di balocchi.
Le quattro cose straordinarie le cantiamo incoscientemente la notte di Natale… e così sia!
Vogliamo solo elencarle, cominciando a meditare da capo a fondo il Vangelo in modo meno catechistico e predicatorio.
Vergine madre, Dio-uomo, asino e angeli, re e pastori, Pace. Solo qualche ora prima, queste quattro parole erano “Dio-onnipotente”, popolo eletto, Tempio di Gerusalemme, sommi sacerdoti.
Quella notte, il cielo è tornato in terra e la terra è diventata luogo del Cristo. Dalla sontuosità delle cerimonie ebraiche, si è passati ad una grotta, ad una cena, alla strada del samaritano e ai due di Emmaus.
Noi, invece, tutto facciamo tranne rievocare questa rivoluzione del Cristo delle notti. Io, riesco a capire meglio il Cristo delle mie notti che il Cristo delle mie avventure quotidiane.
Cristo di giorno è la rivoluzione, di notte è la tenerezza.
Nasce di notte, muore “facendo notte”, la Cena avviene di notte, Nicodemo di notte, le notti di Cristo in preghiera con il Padre, il primo mattino di Pasqua con Maddalena.
Il Cristo delle mie notti è uomo, terreno. Il Cristo delle mie giornate mi ha fatto fare di tutto, le avventure più strane, i rischi più impensati… ma tutto è sempre stato una grande domanda, resurrezione e morte, azioni spesso solidali ma qualche volta con i colori della mia “superbia”. Brutta parola ma vera.
Torniamo tutti al Cristo di quella notte, liberiamolo dai panettoni e dai balocchi.
Guardiamolo negli occhi e… andiamo con i pastori, con i magi, con il somaro e soprattutto con la Pace che ci ha regalato guardandolo.
don Antonio Mazzi