PERCHÉ IL LAVORO DI EDUCATORE SOMIGLIA A QUELLO DEGLI ARTISTI

01/07/2021


“Ma chi ve lo fa fare?”. Una delle provocazioni più belle che ho ricevuto nella mia vita professionale e che mi interroga molto come persona.

Fortunatamente la mia indole da disobbediente, la fiducia nelle competenze che metto in azione nel mio lavoro e l’incontro con alcune teste più matte di me, mi hanno tenuto salda e orientata alla meta. Il rischio sarebbe stato cedere alla paura della troppa responsabilità e all’obbligo della sorveglianza asfissiante. “Sono minori... Li portate in giro per la città? E in metropolitana? Ve la sentite?”

Personalmente chiedo sempre ai ragazzi che incontro i loro desideri, cosa gli piacerebbe fare insieme nel tempo che abbiamo a disposizione (la co-progettazione è un’arma creativa potentissima), ma troppo spesso le gambe delle belle iniziative e idee che fioriscono in loro vengono tagliate perché mancano gli adulti che si mettono in gioco per realizzarle, oltre ai tempi formali che richiede la macchina burocratica scolastica.

Ma noi, che non ci lasciamo spaventare da così poco, spinti dall’entusiasmo e dal desiderio di realizzare quanto nella nostra mente avevamo già nitidamente immaginato, ci siamo dati da fare e in poco tempo, insieme agli amici di Project For People, abbiamo organizzato uno “Street Art Tour”. Così, oggi, con tutte le autorizzazioni alla mano, ci siamo dati appuntamento con alcuni ragazzi che stanno frequentando l’istituto ICS Alda Merini per il Progetto Scuola Villaggio estivo e siamo partiti insieme a conoscere il territorio che abitiamo, e trovare risposte di senso in una società che racconta i suoi cambiamenti anche attraverso l’arte urbana e le mani di tanti street artist che in questi anni hanno provato a raccontare il loro quartiere dalla loro prospettiva.

Insieme alla nostra guida e artista Christian Gangitano abbiamo percorso le vie del Quartiere NoLo di Milano. Partendo dalla Hall of Fame di Via Pontano abbiamo imparato a distinguere la pittura vandalica da opere di bellezza artistica di alto calibro, analizzando i diversi stili e tecniche, ipotizzando i costi per la realizzazione di un murales, immaginando i significati che un artista attraverso la sua opera volesse esprimere. Abbiamo colto la caducità della street art apprezzando il valore di un’opera effimera e l’ostinazione di tanti writers che sfidano il tempo e gli agenti atmosferici e antropogenici per lasciare il loro segno-graffito sul muro. Abbiamo imparato soprattutto a cogliere i dettagli di quello che ci circonda e apprezzare la bellezza che risiede negli angoli più nascosti della città ma anche in noi stessi.

Alla fine di questa giornata voglio conservare una riflessione che ho maturato oggi, un piccolo appunto nel quaderno delle cose imparate: “Come un murales anche l’educazione è un’arte che ha tutti i colori della tavolozza, occorre solo avere il coraggio di andare oltre la scala dei grigi e non aver paura di osare con i colori accesi”.


Alessandra Crippa, Educatrice Exodus