Si è già conclusa la prima settimana della Carovana Fuoriserie.
Si era deciso all’inizio che le ragazze e i ragazzi non tenessero in tasca il cellulare durante il giorno ma solo una mezz’ora la sera. Anna si era messa subito di traverso e aveva minacciato i genitori e le assistenti sociali, ma come ci si doveva aspettare un po’ tutti protestarono più o meno violentemente.
Su questo punto temevamo una débacle, lotte per la riconsegna, imboscamenti, opposizioni, clima teso… per fortuna è andata diversamente e adesso possiamo affermare che i ragazzi possono stare almeno una settimana senza cellulare. Un po’ meno noi! Vedremo i prossimi giorni…
Giovedì sera, dopo una notte in tenda, una mattina passata all’orto dell’Abbazia di Mirasole e un lungo trasferimento, la carovana è approdata nella cascina della Comunità Sichem, una realtà composta da famiglie che hanno scelto di vivere una esperienza di condivisione e accoglienza, dove era prevista l’attività-laboratorio “pizza”: a piccoli gruppi i “nostri” hanno misurato le quantità di farina, acqua e lievito, impastato, infornato, atteso il tempo della lievitatura, farcito e di nuovo infornato per la cottura. Quattro grandi teglie. Due calci al pallone e poi finalmente a tavola.
Si sta insieme e si chiacchiera di tante cose: c’è il piccolo Josuf che sta al centro dell’attenzione, Mario che è uscito dal suo isolamento ed è orgoglioso della sua pizza, Sonia che ha la battuta sempre pronta su ogni argomento e risponde a tono alle provocazioni di Abdel. Tutti, in qualche modo, partecipano.
Poi, terminata la cena, con l’aiuto degli educatori, il clima si fa più riflessivo, si introducono temi personali, sulla famiglia, sulla nostalgia, ma anche su ciò che fa star bene o fa star male. Ci si interroga e c’è molta attenzione. Percepisco chiaramente che i ragazzi provano piacere, sì, proprio piacere, nello stare in una situazione insolita di pensiero: non stanno subendo stimoli dall’esterno in modo più o meno passivo, stanno attivandosi personalmente e se ne stanno accorgendo. Fanno domande, ascoltano, ci vogliono stare!
In maniera, forse, inconsapevole Anna associa questo nuovo clima alla assenza di cellulare e, con la forza del suo potere di influenza sul gruppo, propone a tutti di stare completamente senza cellulare anche per quella sera. Vedo gli educatori confabulare, si trovano anche loro in una situazione insolita: è meglio che Mario chiami a casa, si dicono, per tranquillizzare i genitori.
Come è bello questo mondo capovolto!
Franco Taverna, Coordinatore Progetti Povertà educativa Exodus