Da qualche tempo la figura paterna sta soffrendo particolarmente. Già fare il padre prima della pandemia era un compito delicato e difficile. Polito nel volume “Riprendiamoci i nostri figli” parlando della solitudine dei padri scrive: “E’ vero, siamo soli di fronte alla televisione, alla pubblicità, all’assalto di chi vuole vendere qualcosa ai nostri ragazzi, magari con le complicità dello stato (alcol) o dei media (gioco d’azzardo). Alcuni di noi sono soli di fronte ai giudici, dopo una separazione. Siamo soli di fronte alla scuola, che è diventata una lotteria. I peggiori disastri però li stiamo combinando noi. Perché non siamo riusciti nel nostro intento di costruire figli “a propria immagine e somiglianza”. Troppi padri si sono accontentati di mettere al mondo figli, ma non sono riusciti a dare loro personalità, maturità, socialità, significato delle regole, senso dei doveri.
Sono partito da lontano, ma in questi giorni a Castrovillari, nel cosentino, è accaduto un fatto che conferma drammaticamente quanto sto dicendo. Un ragazzo di sedici anni ha pestato un suo compagno di quattordici anni, sferrandogli un pugno devastante in pieno viso, tanto che il ragazzino sanguinante si è accasciato rischiando di battere la testa contro il muro. Come al solito nessuno ha visto niente e nessuno ha parlato. Solo qualche giorno dopo il sedicenne in casa confessava di essere stato proprio lui a combinare il fattaccio che aveva indignato l’intero paese. Immaginiamo la disperazione dei genitori, soprattutto della mamma, perché il papà reagì in modo sorprendente. Insieme agli avvocati e al figlio andò in caserma e fece confessare tutto al figlio.
Si possono dedurre tante riflessioni da questo ennesimo pestaggio. Riprendo solo il tema della paternità, perché vale la pena sottolinearlo. I genitori del quattordicenne aggredito chiedono che le scuole siano presidiate dentro e fuori. “Purtroppo, pare, che queste cose non interessino ad alcuno. Oggi è capitato a mio figlio – dice la mamma -, domani chi sarà la prossima vittima? Siete complici perché omertosi. Vergognatevi tutti”.
Anch’io credo che tutti dobbiamo batterci il petto, cambiare condotta. La scuola e la società hanno le loro responsabilità. Ma non possiamo non ascoltare anche le parole del padre del sedicenne che distrutto ammette: “E’ il mio fallimento”. Questa frase vorrei tanto che entrasse dentro alla testa e al cuore di tutti i padri e di altrettante famiglie, perché gran parte della colpa è soprattutto nostra.
don Antonio Mazzi – su “Famiglia Cristiana”