CARI RAGAZZI, RISPETTATE IL TEMPO: NON E’ ETERNO COME VI SEMBRA ORA

30/03/2022


Mi hanno colpito le risposte che Gianluca Vialli ha dato a Cattelan riguardo alla sua malattia: “Oggi non so quanto vivrò… La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto e spingerti più in là e arrivare fino ad essere grato nei confronti del cancro”.

In questo periodo, il tempo, le malattie, le morti, ci passano dentro e fuori casa ed è impossibile non farsi domande. Ci stiamo accorgendo che l’unica cosa di cui non siamo padroni è il corpo nel quale abitiamo. Alcuni miei ragazzi mi hanno domandato “se non mi fa senso essere così vecchio”. La loro faccia fresca voleva risposte. Per loro la parola morte non la mettono in preventivo, non “rompe” più di tanto, non sta dietro la porta. C’è tempo! Eppure, se con calma parli, ti accorgi che gli occhi loro si spalancano. “Il tempo! Si ma anche il tempo passa...” E cala il silenzio… Poi ti abbracciano…

Anche David Maria Turoldo, quando da quasi tre anni si portava un cancro nel centro del ventre, la morte annunciata, in tutte le sue mosse, con il tempo lentissimo che gli si frantumava tra le mani, ha cantato: in questo slancio finale non cedere mio cuore, alle sovrane stanchezze, non sarà certo lunga l’attesa e non perdere tempo… Vita, io ti amavo e come ora con la morte vorrei sdebitarmi e pagare lentamente il pedaggio d’entrata. E anche Turoldo, come Vialli, parla di “di stato di grazia: forse il mio tempo migliore”. Due storie diversissime, che hanno tradotto il tempo del dolore.

Riporto Vialli: “La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono momenti bellissimi. La malattia può insegnare molto”. Non vale più la pena di perdere tempo… Siamo qui per cercare di capire il senso della vita che ci appare alla luce di qualcosa di più grande di noi, più grande dell’amore, più grande del dolore, più grande del tempo. Forse è meglio che ognuno le dia il nome che più gli vive dentro. È magico che nel cosiddetto tempo, da un momento all’altro valga l’eternità, come, un attimo dopo, l’eternità possa diventare attimo.

Manca solo la musica, perché l’Allegretto potrebbe diventare Presto e il Presto un Inno di Gioia.

don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana” – n. 14/2022