Questo titolo prende spunto proprio dalle opere di Bach chiamate "invenzioni a due voci", una musica che nasce dal genio del compositore per "imparare a suonare con entrambe le mani".
È così che prende avvio nel mese di giugno il progetto che ne porta il nome, sostenuto dalla Fondazione Perugia, perché il lavoro quotidiano di presenza "dentro la scuola" ci ha stimolati a inventare un ulteriore spazio "fuori la scuola", che abbiamo chiamato Cantiere Educativo.
Un giorno un ragazzino mi ha chiesto: “Ma il cantiere è un luogo dove si canta?” In una domanda semplice un’intuizione geniale: le voci che imparano a lavorare e a cantare insieme all’interno di una Cantiere si sono trasformate in una polifonia educativa.
Il progetto si rivolge agli adolescenti dagli 11 ai 15 anni segnati da fragilità sociale e culturale, che solitamente rimangono ai margini, agli ultimi banchi, che non ce la fanno da soli e si perdono nei programmi ministeriali rimanendo segnati da continue frustrazioni e da abbandono precoce.
Per questo motivo è diventato quanto mai urgente trasformare l'apprendimento in esperienza di vita e di relazione, perché devono potersi aprire nuove consapevolezze che aiutino a scoprire motivazioni e amicizie capaci di rielaborare le presenze sia dei ragazzi come dei docenti, degli educatori come dei responsabili dei Servizi territoriali.
Vanno fornite chiavi di lettura e strumenti più semplici ma efficaci per chiarire le zone d'ombra che si sono moltiplicate: la povertà educativa non è solo diretta conseguenza di quella economica ma affonda le sue radici nella difficoltà di gestione delle relazioni.
Non basta intervenire quando le situazioni di disagio si sono ormai stratificate, ma è necessario investire in una forma di prevenzione che abbia il coraggio di uscire dalla logica di separazione netta tra disagio e normalità, perché le sfumature sono spesso difficili da decifrare.
Per noi le aule “dentro la scuola” e gli spazi di aggregazione “fuori la scuola” sono diventati vere e proprie esperienza di comunità, dove la dimensione dell'’ascolto e dell’accoglienza permettono di essere presenti in modo quotidiano e capillare per i ragazzi e le loro famiglie, diventando presenza, orientamento, supporto emotivo e psicologico, appuntamento quotidiano formale e informale.
Ci troviamo dunque in Cantiere, dove si inventa ogni giorno una presenza a più voci, dove ci siede non sulla cattedra ma tra i banchi, dove si aprono spazi anche oltre la scuola perché crescere significa sperimentare, incontrare, chiedere, cercare, e mai da soli.
Barbara, Educatrice Polo Exodus Assisi