LA DIVERSITA’ E’ LA FORZA CHE FA VIVERE IL MONDO

01/06/2022


«La pace è una cosa molto profonda, esige la pace dei cannoni ma anche la pace dentro di noi». Don Antonio Mazzi si augura che finisca al più presto la follia del conflitto in Ucraina, ma dice che la guerra non è solo quella degli altri.

«La guerra non è qualcosa che sta fuori, non possiamo dire che c’è la guerra dove ci sono i cannoni e la pace dove non ci sono: la pace esige la convivenza, deve essere dentro di noi».

Vuol dire che dobbiamo educare gli uomini a stare insieme…

«È così, stare insieme e accettare le diversità degli altri: accettare che ci si arrabbi e si perdoni. La pace arriverà quando tutti noi capiremo di essere l’uno diverso dall’altro. La diversità è la ricchezza del mondo. È una questione di civiltà, come ripeto da anni: bisognerebbe cominciare in prima elementare a fare della socialità, accettando ogni diversità».

Si parla molto di vivere insieme nonostante le nostre differenze, ma pensa davvero che sia possibile convivere senza che ci siano forme di segregazione per i diversi credi e le diverse culture, come succede in America?

«Dobbiamo capire che la segregazione non è divisione, la segregazione è un modo per vivere meglio insieme: quella che chiamiamo segregazione per noi è la diversità… bisogna dare il significato giusto alle parole, dobbiamo sostituire segregazione con diversità. La diversità non divide mai. Io sono dell’Antico Testamento: fino a ieri ci si sposava perché si era diversi, o sbaglio?».

Sì, è così…

«…Wow».

Don Antonio, la guerra incombe su di noi. Valuterebbe una resa incondizionata, pur sapendo che l’invasore non si fermerebbe oppur pensa che si debba continuare in quella che potrebbe essere una guerra di posizione destinata a finire solo con molti morti?

«Mi fermo sul tuo primo punto: andrei in Ucraina a chiedere la resa, anche sapendo che l’invasore non si fermerebbe. Capito? Valuterei la resa SPERANDO che l’invasore si fermi comunque. Scrivi speranza, invece di resa incondizionata…».

È superstizione pensare che quello che sta succedendo ora, con pandemia, guerra e fame, possa essere quasi un avvertimento all’Apocalisse, alla fine del mondo?

«No, non andremo alla fine del mondo. Intanto diamo alle parole il loro giusto significato. L’Apocalisse è qualcosa di meraviglioso dal punto di vista interiore ed esteriore. L’Apocalisse non è la fine del mondo ma l’inizio del nuovo mondo: arriverà il giorno in cui tutti noi saremo una cosa sola, come dice il Vangelo. E quando saremo una cosa sola, allora comincerà il Paradiso».

Lei crede che tutto questo male sia la mancanza di Dio nei cuori degli uomini, o sia questo un grade piano, che noi non possiamo comprendere come le sofferenze di Giobbe?

«Non c’è un piano di Dio, c’è un piano della storia. Il piano della storia è piano di Dio e piano dell’uomo, singolare e plurale, dobbiamo dare alla storia il giusto peso. Non dobbiamo vederlo come un cartone animato, come se appena viene giù Cristo, il cartone animato diventa storia. La storia è comunque, che ci sia Cristo o che non ci sia, la storia è la storia dell’uomo e di Dio».

Alla fine non c’ nessun piano?

«No, un piano ci deve essere: la storia, il realizzarsi della storia: se lo vuoi chiamare piano chiamalo piano, ma la storia è la storia».

Lei pensa che questa storia sia gestita da Dio o dagli uomini?

«La storia ha una sua storia e va rispettata. La storia è grande, quando c’è una guerra mondiale e quando nasce un fiore…».

È anche questa una forma di accettazione?

«Il giorno in cui avremo il coraggio di accettare gli uomini così come sono, allora avremo accettato anche Dio».

E qual è il piano di Dio in tutto questo?

«È tutto piano di Dio, ma non il piano di Dio come il Dio che fa la storia cattiva e il Dio che fa la storia buona. È il Dio che accetta la libertà dell’uomo, e poiché accetta la storia dell’uomo, accetta anche la libertà dell’uomo, e per questo accetta anche la storia di Caino e quella di Abele…».


Gesù uomo vero, IL LIBRO CHE HA SCALATO LE CLASSIFICHE

Eccolo, don Antonio Mazzi, 92 anni compiuti che da più di 70 si prodiga per i giovani e per loro ha fatto, detto e scritto tantissimo. Eppure ha ancora questo cruccio, questo tormento: «Con i disperati e i casi difficili lavoro da sempre e in qualche modo qualche risposta la so dare. Ma a questi giovani che mettono il suicidio tra le cose possibili, che dalla vita hanno tutto e la odiano, a questi giovani normali” cosa rispondi?».

E così, continuando a cercare la risposta giusta, don Antonio ha avuto l’idea: ripartire da Gesù uomo vero, come titola il suo ultimo saggio, una sorta di biografia, tra Sacre Scritture e ricostruzione personale, del figlio di Dio negli anni della adolescenza e giovinezza. Postfazione scritta da GianGiacomo Schiavi, opinionista del Corriere della Sera. In poche settimane il saggio ha scalato le classifiche, arrivando al quinto posto fra i più venduti.

Don Mazzi ride: «Il mio obiettivo non era vendere, anche se sono contento di pensare che qualcuno sia interessato a quello che penso. Il mio obiettivo è cercare le risposte. E vorrei che tutti gli educatori ripartissero dal giovane Gesù per capire e avvicinare meglio i giovani di oggi». Che hanno molti ostacoli da superare.

Itervista a don Antonio Mazzi di Giuseppe Schiavi su “Il Bullone"