È partita il 4 luglio per raggiungere la Sicilia la Carovana Pronti, Via!, organizzata dalla Cooperativa Pegasus e la sede Exodus di Lonato del Garda: 12 ragazzi in età tra i 14 e i 18 anni, di cui 8 provenienti dai territori della Valcamonica, Valsabbia, e bassa Bresciana, segnalati dai Servizi Sociali Territoriali e dai Servizi Giustizia Minorile (USSM), e 4 dalla comunità educativa gestita dalla cooperativa stessa, più 5 educatori.
Pronti, Via! L’abbiamo scritto un anno prima dello scoppio della pandemia. Un progetto selezionato dell’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: un intervento quadriennale per dare una risposta psico-socio-educativa a minori sottoposti a misure restrittive da parte della Autorità giudiziaria, proprio attraverso il modello “Carovana” che mira a diventare proposta strutturata integrata dei servizi giustizia minori.
Nato dalla necessità di costruire percorsi alternativi alla detenzione o alla semplice “messa alla prova” territoriale per minori che hanno commesso reati, “Pronti, Via!” è stata fin dall’inizio una bella e impegnativa avventura vissuta in gruppo ed è mutato in relazione ai cambiamenti che sono nel frattempo sopravvenuti, nella società e più ancora nella vita degli adolescenti.
Di fatto, invece di stare in carcere, gruppi di minori e di educatori sono partiti alla scoperta dell’Italia e anche di sé stessi. In questi tre anni dalla presentazione del progetto è cambiato il mondo e sono cambiati i ragazzi. Dobbiamo cambiare anche noi, tutti noi che con sguardi diversi stiamo a loro fianco. Gli insegnanti sono abituati a guardare gli studenti dal punto di vista del rendimento scolastico, gli operatori della giustizia da quello dei loro comportamenti trasgressivi, i medici, gli psicologi e gli psichiatri da quello delle patologie che spuntano sempre più precocemente, le famiglie dal canto loro sono a dir poco disorientate e lasciate sole.
E intanto Nadir, Marco, Johnny, che quasi per caso sono stati beccati dalla polizia in piazza e che vivono insieme tutti questi problemi ma che sono molto di più dei loro guai e delle fatiche che esplodono, ecco, loro non hanno parole per gridare il loro grande disagio. Sono sballottati da una parte e dall’altra senza che nessuno se ne curi veramente, senza che nessuno, prima di giudicare si sieda accanto a loro chiedendo come stai, cercando di immedesimarsi nella tempesta che sentono dentro.
Noi di Fondazione Exodus, in questi anni di cammino insieme, passo dopo passo, abbiamo capito che uno dei nostri compiti è proprio quello di provare a ricomporre il puzzle delle storie sofferenti dei ragazzi che ci vengono presentati dai Servizi della Giustizia Minorile. Per prima cosa mettere insieme i pezzi, cercare tutte le connessioni tra le aspettative, le prescrizioni, i desideri. Sì, perché non basta il punto di vista del giudice, non è sufficiente il solo rimedio del medico o i colloqui con lo psicologo, la lezione attenta del docente. Serve ricomporre un quadro di senso complessivo e serve farlo insieme, con gli adulti a vario titolo coinvolti e prima ancora con i ragazzi. Lavoro artigianale delicato che richiede tempo e pazienza, ma indispensabile se davvero vogliamo il loro bene.
È con questi presupposti che abbiamo pensato di organizzare due sessioni di scambio e confronto: “Tessere le trame complesse” tra noi educatori delle carovane di Exodus e tanti altri operatori impegnati a diverso titolo con gli adolescenti e provenienti da mondi diversi.
La prima si è svolta a Roma il 3 e 4 novembre e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Cira Stefanelli del Ministero della Giustizia, Silvia Bianchi – Neuropsichiatra e Tommaso Magatti – Psicologo - della equipe di Pronti, Via!, Santo Rullo – Psichiatra, Barbara Funari – Assessore alle Politiche Sociali e Famiglia Roma.
Ci siamo confrontati sui rapporti con i servizi invianti, approfondito il linguaggio di scambio comunicativo tra Servizi, Tribunale e Neuropsichiatria. E ancora la fondamentale relazione con le famiglie, che non è mai scontata o facile da costruire. Ci siamo interrogati e chiesti: “come possiamo lavorare meglio e insieme?” Ma anche su quali sono i punti critici e di forza delle nostre carovane.
Quando nel 1985 siamo partiti con una proposta di comunità itinerante che ha rotto gli schemi di intervento allora consolidati, nuova, provocatoria, coraggiosa, che per nove mesi ha fatto tappa in tutta la Penisola, da Bormio fino alla punta della Calabria, con 13 giovani tossicodipendenti raccolti senza alcuna selezione, è stata una carovana a suo modo vincente che ha dimostrato che un altro modo di affrontare il dramma della droga era possibile, che con l’avventura e la relazione educativa gli adolescenti e i giovani perduti potevano ritrovarsi.
Ecco, noi pensiamo che anche oggi abbiamo bisogno di una proposta allo stesso modo nuova e dirompente, che davanti al forte disagio e alle domande di aiuto avanzate dalle ragazze e dai ragazzi non resti chiusa nel lamento dei tempi difficili ma che si metta al loro fianco ascoltandoli e camminando insieme su sentieri non ancora esplorati. Per questo lo strumento del mettersi in viaggio insieme è stato riproposto dalla Fondazione con il Progetto “Pronti, Via!”
Nell’incontro romano abbiamo indagato sull’ agire educativo e la riflessione pedagogica e sulla loro connessione con altri approcci, di una grande Amministrazione comunale, degli apparati della Giustizia locale e nazionale, delle nuove necessità che emergono dagli adolescenti fortemente compromessi sotto il profilo psichiatrico. Sia la ricchezza del confronto che la sintonia tra differenti sguardi sono andati molto al di là delle aspettative iniziali. Da tutti è stato sottolineato quanto sia oggi necessario il superamento degli schemi adottati nell’analisi del mondo dell’adolescenza e anche nelle proposte utilizzate, sempre più inadeguate ad intercettare i bisogni e i desideri delle ragazze e dei ragazzi. Quanto sia necessario mettere in campo prospettive nuove e liberatorie sull’esempio delle carovane di Exodus e come ci sia bisogno di un cambiamento di linguaggi e di sguardi da parte di tutti gli operatori a contatto con gli adolescenti: non più oppresso da pregiudizi, paure, chiusure ma improntato sulla fiducia, sull’ascolto vero, sulla apertura ad un futuro diverso. Molti spunti per continuare insieme il cammino appena cominciato.
E il prossimo lunedì 28 novembre si replica a Milano. Al Cinema Teatro Martinitt sarà trasmesso il documentario sulla carovana che si è svolta in Sicilia nell’estate del 2021, saranno presenti i registi Aldo Rapè, Alberto Foresta, e Salvatore Pellegrino a seguire un dibattito con gli studenti presenti.
Interverranno anche: Don Antonio Mazzi, Presidente di Fondazione Exodus, Caterina Antola Presidente Municipio 3 di Milano, Mino Spreafico, formatore, Franco Taverna responsabile del progetto.
Al pomeriggio nel Centro Multimediale Salesiani Via M. Gioia di Milano, il panel “Quali sono i nodi problematici nel lavoro educativo con minorenni che hanno commesso reati”. Parteciperanno: Silvia Bianchi - Neuropsichiatra, Tommaso Magatti - Psicologo, Andrea Soliani – Avvocato Pres. Camera Penale Milano, rappresentanti della Giustizia Minorile, Silvio Premoli - Docente e Garante infanzia Milano, Don Claudio Burgio - Comunità Kairos Vimodrone.
Franco Taverna, Responsabile Progetto “Pronti, Via!”