QUEL MONDO FEROCE, CHIAMATO BRANCO, CHE CI VIAGGIA ACCANTO

26/01/2022


Dobbiamo ancora una volta scrivere una parola da voltastomaco: branco e usarla nella sua interpretazione peggiore, più animalesca. In piazza Duomo a Milano e in corso Italia a Cortina in questi giorni si sono compiute azioni che stravolgono. Le forze dell’ordine stanno cercando le bestie di turno. Si parla di diciotto giovani, italiani, egiziani, nordafricani, seconde generazioni. Io però non vorrei soffermarmi solo sugli esecutori materiali della carneficina morale, perché mi ha colpito in modo particolare la massa di ombre, che soprattutto a Milano si accalcavano attorno alle nove ragazze.

Credo sia urgente che le forze dell’ordine diano nomi e cognomi, ma a tutte le altre teste che riempivano le videocamere quali spiegazioni vogliamo dare? La mia sensazione, da qualche tempo, mi porta a credere che il senso morale e civile di molta gente, italiana e non, giovane e non, sia fortemente degradato. Ridurre in questo modo il corpo lo possono fare solo coloro che trattano gli altri come oggetti delle manipolazioni, come prede da macello, come una partita di caccia, un po’ diversa. Pensare che assistendo agli orrori, facendo le porcherie denunciate, avessero l’idea di offendere il pudore, il senso del bello, del nobile, del prezioso, è bontà nostra. Siamo ingenui!

Facciamo in fretta tutti e non solo il Sindaco Sala un esame di coscienza, perché quando arriviamo a scene simili, non possiamo fermarci alle ombre, ai giovanotti borghesi di Cortina e tanto meno ai dodici o diciotto esecutori del macello. C’è un mondo parallelo, arrabbiato e violento che ci viaggia accanto, ma che vogliamo ignorare, pensandolo estraneo. Invece ha la cittadinanza italiana. “Questa me la prendo io”. “Eh no bello, questa è mia!”.

Scrive Carofiglio: “Le parole, come minime dosi di arsenico, dall’effetto lentamente, inesorabilmente tossico: questo è il pericolo delle lingue del potere e dell’oppressione, e soprattutto del nostro uso – e riuso – inconsapevole e passivo”.

don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana”