Nei giorni scorsi, rendendo pubblica la propria bolletta da 730.000 euro dell’agosto 2022 a confronto con quella da circa 70.000 dell’anno passato a parità di consumi di gas, la Comunità di San Patrignano ha denunciato le difficoltà in cu si trova il Terzo Settore nel mandare avanti i propri progetti di recupero, “dalle cucine ai laboratori artigianali, dal forno al food, dall’equitazione al design – per molti dei quali l’attività è possibile grazie all’utilizzo di energia”.
Noi, cioè Exodus, da sempre rischiamo di chiudere, perché le diarie dei ragazzi già erano insufficienti e adesso non paghiamo bollette da milioni, ma da centomila e più, certamente.
L’allarme di San Patrignano è da tempo che si fa sentire, come si fa sentire l’allarme di tante altre comunità; ma il Terzo Settore da sempre è figlio illegittimo della politica o meglio forse starebbe meglio se così fosse, visto che l’etica e la solidarietà vengono molto dopo.
Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, in un fascicoletto molto interessante (Terzo) ci ricorda che le nostre organizzazioni vivono tra la nostalgia di un passato glorioso e la preoccupazione di non essere all’altezza del futuro.
In un tempo così pieno di incertezze, vivere il presente sta diventando molto complicato e quasi impossibile, come ben dice San Patrignano. Dobbiamo tornare al lavoro di riflessioni e di convergenze collettive. Il Terzo Settore è, dal punto di vista sociale, il primo settore. Senza pratiche estese di gratuità e senza luoghi e ambiti in cui il principio di reciprocità è regola d’interazione sociale, ci dice l’economista Stefano Zamagni, “né lo Stato né il mercato sono in grado di conseguire i risultati che da essi la società si aspetta di ottenere”.
Tocqueville scriveva che un popolo non può fare a meno di una società ben organizzata che operi per la ricostruzione permanente del legame sociale e poi l’irrobustimento delle sue basi morali.
Noi siamo “operai” indefessi della ricostruzione. Siamo un segmento forse per qualcuno piccolo e antipatico, però occupiamo un posto nella società che non ha bisogno di quantità ma di particolare attenzione, perché tocca perimetri e ambiti strategici.
Detto tutto questo in aggiunta a quanto detto, con molta più efficacia, da San Patrignano, speriamo di non aver parlato ai sordi o peggio ancora ai “sornioni”.
don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana”