Forse ci stanno fuggendo di mano alcuni episodi che alcune volte abbiamo interpretato più come chiassate da branco che fenomeni pieni di rischi. A Peschiera in questi giorni per esempio certamente qualcosa è stata sottovalutata. Duemila giovani che in poco tempo sbarcano in una cittadina tranquilla, qualcosa dovrebbe segnalare. Nei dintorni del lago era stato organizzato uno dei maxiraduni, noti purtroppo perché occasione di disordini. Infatti dalle quattordici alle diciannove risse, tensioni, vandalismi e disordini vari sono stati controllati dal Reparto mobile anti sommosse proprio sulle spiaggette attorno al lago di Garda.
Ma poi verso sera quando la marea si è orientata verso la stazione ferroviaria, sono accaduti gesti violenti e vergognosi dentro al treno per Milano. Forse c’è stato poco controllo, e certamente è stato sottovalutato il rischio dovuto alla massa di gente. Ma più che cercare i responsabili di un caso unico, sarà urgente una riflessione seria e azioni preventive costanti sui numerosi “disastri”. Non mi soffermo sulla tipologia dei ragazzi, ma sul fenomeno ormai troppo frequente e sul perché gli interventi arrivano sempre dopo. Gli strumenti che hanno i ragazzi per organizzare i maxiraduni dovrebbero averli e usarli anche le forze dell’ordine per prevenirli.
A Peschiera comunque, l’animalità, la violenza, il bullismo e l’abuso sulle ragazze è andato ben oltre. Abbiamo letto tutti i particolari, ma sono sufficienti le dichiarazioni fatte da un padre dopo la telefonata della figlia per allibirci. “Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e che non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito… mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa impotente… per fortuna è riuscita a scendere a Desenzano. Montato in macchina l’ho trovata, insieme ad altre quattro in un bar, ancora tremanti per la paura”. Questi fatti mi spaventano perché sono devianti e assorbono e traviano anche i cosiddetti normali. C’è bisogno di interventi diversi più incisivi, più preventivi e forse, mi dispiace dirlo, anche più punitivi.
don Antonio Mazzi