Potrebbe diventare monotono: regali, presepio, alberi, auguri dovunque in casa, fuori casa, in azienda, in televisione e via via fino alla fine dell’anno, perché dopo inizia un altro capitolo che ha lo stesso titolo ma contesti diversi. C’è notte e notte, augurio e augurio, più banalità e (forse) meno genuinità di quelli del primo capitolo. Ciò nonostante la vita, che è una cosa seria, tira diritto per la sua strada e non bada alle moine. Per cui passando dalle parole ai fatti, con umiltà e serietà dobbiamo sperare e magari essere protagonisti di azioni, gesti e scelte diverse. È stato un anno quello passato, particolare, carico di dolori, guerre, paure, politiche false, giovinezze deviate e cronache deliranti. Il nuovo che sta arrivando deve in qualche modo, aggiustare i tiri. Io mi fermo al mio mondo, per non perdermi nel nulla del tutto. Spero una scuola diversa, una democrazia ribattezzata, una adolescenza amata, accolta, ascoltata ed accettata dai padri. La mia lettura è pesante. Grossman ha ragione di dire che anche questa epoca di follia insensata “la bontà spicciola, granello radio attivo sbriciolato nella vita, non è scomparso”.
È vero, ma io che faccio un po’ parte dei granelli sbriciolati sono stufo. Vorrei una bontà costante, larga, autentica, paziente oltre ogni pazienza e distribuita dal centro alla periferia, dall’esteriore all’interiore, dalla briciola al pasto intero, dalla misericordia alla eguaglianza, dalla giustizia, addomesticata su misura, all’educazione fatta legge e diritto.
Siamo meno cittadini e sempre più individui. Sempre meno inseriti in reti di relazioni sociali e sempre più isolati nonostante le connessioni virtuali. È più facile per noi trovare nemici che amici e addirittura essere nemici degli altri e nemici di noi stessi. Il nostro malessere sociale che da sempre esiste è esploso con il covid. Ci siamo privati di un ideale più grande dell’interesse di ciascuno di noi, che sia riconosciuto da tutti e per questo risulti in grado di unire le singole libertà. Dice Toqueville: “Senza idee comuni non c’è azione comune e senza azione comune esistono sì gli uomini, ma non un corpo sociale. Urge che tutti riusciamo a mettere insieme alcune idee base”.
Vorrei un Natale con meno luci sulle strade e sui monumenti, ma carico di luci interiori, di gioie popolari e di accoglienze fraterne.
di don Antonio Mazzi