In altri periodi della storia siamo stati impegnati per superare difficoltà politiche, totalitarie, sociali, popolari… In questo periodo, credo invece, che sia coinvolta la nostra capacità di accoglienza e di integrazione.
Quando il Papa parlava di fraternità di uguaglianza dalla sua finestra, tutti eravamo attenti e davamo (almeno quelli che erano in piazza) a lui ragione. Però il problema, fino a poco tempo fa era lontano. Ora, invece, è tra le nostre strade e le nostre piazze e non soltanto a Lampedusa.
Siamo tutti coinvolti personalmente. Arrivano in tutta Italia gli echi di questa crisi umanitaria dovuta all’emergenza degli sbarchi. Non è più il tempo delle smorfie e delle false lacrime.
La nostra qualità di vita ci può permettere di aiutare seriamente i migranti convinti che non abbiamo gente che gioca con la loro povertà.
Quando le mamme hanno il coraggio di mettere sulle barche i loro bambini, nella speranza prima o dopo di poter scappare anche loro dall’inferno, vuol dire andare addirittura contro il grande aggettivo della maternità: fare violenza terribile dentro al proprio cuore.
don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana” – 40/2023