Quando si chiude un anno è inevitabile guardarsi indietro e mettere insieme i fotogrammi di una storia che giorno dopo giorno è diventata memoria. Non quella che utilizza parole altisonanti per raccontarsi, ma che è fatta di un insieme di gesti, di volti, di confini continuamente spostati e reinventati.
Le immagini sono fotogrammi sparpagliati, che a un certo punto si prova a mettere insieme, come si fa quando si prepara un programma radiotelevisivo: c’è la preparazione e la presentazione di un tema, una serie di interventi, alcuni stacchi musicali, e poi alla fine interviene un personaggio, che normalmente è il conduttore, e che si chiama appunto IL TESSITORE. Il tessitore è colui che alla fine riprende le intuizioni delle parole, della musica, del parere di molti, e cuce tutto insieme.
È un’operazione che richiede molta abilità, perché riunisce e restituisce.
Il tessitore deve essere un grande ascoltatore, un osservatore che sa cogliere il detto e il non detto, che sa fare sintesi, ma senza sostituirsi, perché il suo compito è quello di intrecciare fili e frammenti.
Cosa raccontano questi nostri fotogrammi?
La storia di una sedia, ma non una qualsiasi, la sedia che diventa posto. È una specie di gara che si fa ogni mattina, quando a scuola i ragazzi ci vedono arrivare in fondo al corridoio e si precipitano a sistemare quella sedia che sia il più possibile vicina al loro banco. E allora bisogna inventare postazioni intermedie per non scontentare nessuno e ogni giorno si ricomincia da capo. Stai vicino a me…
La storia di mani che creano, dipingono, costruiscono. Quando le mani si muovono iniziano a parlare e a raccontare mondi come personaggi in cerca d’autore, e anche le emozioni si mettono in movimento; lo spazio diventa disordine creativo, paziente, colorato. Mani…
La storia di una scuola che non s’interrompe nemmeno d’estate e nei giorni di festa, perché dopo lo studio continua nel bisogno di camminare, giocare, imparare l’arte dell’amicizia. Amicizia…
La storia di tanti adolescenti che perdono via via le etichette di fragili o incapaci a comprendere, perché messi nelle giuste condizioni emergono con intelligenze sorprendenti, profondità inaudite, e le maschere scivolano via rivelando volti e sguardi incredibilmente limpidi. Mi sono sempre sentito un bicchiere vuoto, poi ho scoperto che i vuoti non si possono riempire, bisogna accettarli, e darsi ogni giorno degli obiettivi importanti.
Chi ha condiviso con noi questa riflessione fino a un anno fa si nascondeva sotto il tavolo. Oggi fa l’animatore, si è iscritto a un corso di giapponese, arriva sempre in anticipo alle attività e apre lui, accende il riscaldamento come fosse casa sua. Casa…
La storia di un pianoforte e di un clarinetto, che abita dentro profonde solitudini di chi a 15 anni vive ritirato dal mondo e non riesce in nessun modo a rientrarvi. L’unica porta che rimane aperta è nella relazione personale, che non racconta quasi mai il dolore perché non ci sono parole sufficienti ad esprimerlo, ma prende la forma della musica. Musica…
I frammenti da mettere insieme sarebbero troppi da raccontare, e non direbbero tutto.
A noi il compito di tessere le trame invisibili.
Le diverse attività sono realizzate con il sostegno di Fondazione Perugia per il progetto “Invenzioni a due voci”, Fondo di Beneficenza di Banca Intesa per il progetto “Opportunity 2”, Fondo Nazionale Politiche Giovanili della Regione Umbria.
Barbara, Educatrice Polo Exodus Assisi