LA GIOIA DI ESSERE STANCO ALLE 10 DI SERA

23/03/2023


Sono in un posto dove vorrei stare, dove sto bene, ma dove non sarei mai dovuto capitare.

È così che inizia qualcosa di nuovo, qualcuno la chiama «nuova vita», «rinascita». Io lo chiamerei recupero: recupero di gioie e dolori... emozioni.

Recupero l’amore vero, gli affetti mascherati.

Recupero e recupererò il tempo perso, buttato via in futili azioni, persone e rapporti, parole vuote, viaggi senza un arrivo.

Ora mi riempio di azioni sensate per me e per gli altri, di persone con un cuore grande veramente; di parole non scelte, non pensate, ma così belle che io stesso dubito siano vere, reali.

E arriverò da qualche parte.

Mi vengono i brividi se guardo con la giusta attenzione la natura che mi circonda, addirittura mi commuovo.

Queste cascine, che sono così piccole e sporche all’apparenza, messe in mezzo al verde, sono piccole villette.

Quest’orto un po’ malconcio è il più bello che abbia mai annaffiato.

Non vedo la casa da dove sto scrivendo ora, non sono lontano ma vedo solo alberi. Vedo solo verde intorno a me. Verde e blu. Non saprei, ma se si dice che il verde è il colore della speranza, e l’ha detto un uomo, vuol dire che è questo che suscita in noi tutti.

Faccio delle cose che mi appagano tremendamente e non so come sia possibile. Sclero, ma perdono subito. Non so come sia possibile. So quando sono davvero io a sbagliare senza essere così autodistruttivo.

Si recupera. Si può recuperare sempre.

Affronto tutto ciò che c’è da affrontare. Se scappo è per tornare. Così è. Anche quando piango sto bene. Me ne rendo conto or ora che sto piangendo spesso. Mi emoziono, non sono triste. Mi emoziono: c’è emozione alla base del mio pianto, solo questo conta. Io amo piangere. Amo emozionarmi. Amo poterlo fare liberamente e vi ringrazio immensamente anche per questo. Che poi questo «vi», chi sono? Chiunque mi legga, chiunque meriti di sapere la mia gioia.

La mia mente è stanca, si deconcentra, ha bisogno di una pausa. Perché a volte non sopporto qualcuno o qualcosa? Perché mi arrabbio? Perché esiste la rabbia?! Queste sono domande strane perché in un certo senso lo so. Ma perché?!

Non ci penso, ma se ci penso, da quando sono qui ho già trovato delle risposte. Se poi si parla delle domande che mi facevo fuori da qui, le ho già trovate tutte. Pazzo che ero. Ma buono che ero e rimango.

La gioia di essere stanco alle 10 di sera. Che significa che mi sono impegnato, attivato, mente e corpo. Che non mi sto mettendo in stand-by ad aspettare qualcosa. Ma sto vivendo.

Ma chi è che ha voglia di ciò che facevo prima? Un pazzo. Non io.

Il racconto di M., un pezzo di storia di vita di uno dei tanti “ragazzi e ragazze cattivi” accolti in Exodus. Quegli stessi “ragazzi cattivi” che, come dice don Mazzi, lo hanno obbligato a rovesciare le sue le sue convinzioni e le manie di salvatore. Perché la vita non è fatta di aggettivi – buono, cattivo, intelligente, negligente, ribelle – ma di verbi. Nascere, crescere, studiare, lavorare, ama­re, odiare, parlare, ascoltare. Se poi i verbi li co­niughi, allora ti accorgerai del capolavoro che hai davanti”.

Tratto dal libro di don Antonio Mazzi “Amo i ragazzi cattivi” - Cairo