LA MORTE DI CHIARA E LE DOMANDE CHE SUSCITA

01/08/2023


Chiara, 16 anni, guida Agesci, è morta nella notte del 25 luglio, mentre dormiva con le sue compagne in tenda, colpita di un albero dentro una tempesta in Val Camonica. 

La notizia arriva nel mezzo dell’estate, che è rimasto il tempo più gettonato dalle ragazze e dai ragazzi per vivere delle esperienze forti, al di fuori della famiglia, al di fuori dei tanti schemi e dalle tante gabbie che li imprigionano, lo so è un po’ forte ma va detto, durante l’anno scolastico.

E arriva nel momento in cui migliaia di ragazzi stanno fuori casa, senza familiari, al campo della parrocchia, alla settimana estiva della associazione sportiva, al campo scout, e accende una spia rossa nella coscienza dei genitori che hanno i figli lontani oppure che proprio adesso li stanno aiutando a preparare lo zaino per la partenza: non è troppo rischioso? Ma ci possiamo fidare degli educatori? Avranno preso tutte le precauzioni del caso? E poi, con tutti questi pericoli, è giusto lasciarli andare o non è più prudente tenerli protetti? 

È possibile essere sicuri dei passi dei propri figli, quando sono lontani dal nostro sguardo? O, ancora più radicalmente, è giusto che i genitori orientino le scelte dei figli avendo come criterio quello della assenza del rischio? Sono domande difficili, tanto più dopo un fatto grave come quello appena capitato. Bisognerebbe trattenere il respiro e la facile risposta di chi crede di saperla più lunga. Ma alla fine è la vita stessa che ci viene incontro, con il suo carico di inquietudini, dubbi e speranze, fatti e incontri belli e anche brutti. La vita sicura, la vita senza rischio non è vita, non so se possa esistere, ma, nel caso, non sarebbe vita, sarebbe un’altra cosa. E il tempo della apertura alla vita, per un uomo e una donna, lo dico per le tante esperienze vissute, non per teoria, è proprio l’adolescenza. Chiudere l’adolescenza dentro i parametri della sicurezza significa castrarla. 

Qui sta la responsabilità e diciamo pure la drammaticità del compito del genitore e dell’educatore. Quella di ponderare di volta in volta, ogni giorno, il rischio che è possibile e, nello stesso tempo necessario correre, per sé e per i propri figli.

  Occorre saper valutare gli ambienti frequentati dai ragazzi, la qualità degli adulti che si prendono cura dei figli, il tipo di esperienze proposte. Per questa valutazione serve dedicare tempo e cuore e testa. Non ci sono manuali. Ma poi, cercando di governare l’ansia che inevitabilmente rimane, si deve lasciare la mano (emancipare), i figli devono sperimentare le loro avventure. 

Per quanto sia difficile e un po’ temerario permettersi di pronunciare una parola davanti alla morte di Chiara e al dolore dei suoi genitori, da padre (di quattro figli scout) ed educatore mi sento vicino a loro: è stata una scelta giusta quella di lasciarla andare al campo scout.

  E questo mi sento di dire anche per dare una cornice entro cui inquadrare altri tipi di valutazione e altre questioni che inevitabilmente saranno connesse con questo fatto. Tutti argomenti assai delicati. Ci sarà infatti da accompagnare il gruppo dei ragazzi che hanno vissuto da vicino questa esperienza, i loro genitori, come elaborare e attraversare questo trauma? Con quale luce, con quale speranza? Ci saranno le valutazioni degli educatori, capi scout, al di là di quello che “si sarebbe potuto fare”. Ci saranno anche i rilievi tecnici e burocratici sulle autorizzazioni concesse per questo tipo di esperienze. E qui spendo un’ultima parola. Esiste infatti anche una responsabilità degli enti preposti, amministrazioni comunali, ASL, autorità locali, che non sia solo indirizzata a chiudere e limitare questo tipo di esperienze dedicate agli adolescenti con la parola d’ordine della sicurezza, dell’ordine pubblico o perfino per ragioni economiche, ma piuttosto siano attenti a favorire le condizioni per mettere a disposizione luoghi adatti e facilmente accessibili. Non rubiamo le avventure positive ai nostri ragazzi!

Franco Taverna, Coordinatore area adolescenza di Fondazione Exodus