NEI PARCHI DELLO SPACCIO SERVE UN PRESIDIO EDUCATIVO PERMANENTE

26/01/2023


Il bosco di Rogoredo, periferia sudest di Milano, da quanto riesco a capire dai miei ragazzi è ancora un campo d battaglia di ogni tipo di sostanza. La fatica che tanti operatori fanno viene quasi bistrattata. È un gioco vergognoso a nascondino, lo spazio c’è e il territorio gioca molto bene a vantaggio dei “cercatori di felicità fasulle”.

Torno ai miei tempi, cioè ai tempi del Parco Lambro, anni settanta-ottanta del secolo scorso (fa un po' effetto parlare di secolo scorso, ma è così).

Tutte le fatiche, le notti, gli incontri, i colloqui per “convertire” i ragazzi sono stati inutili. Ho rischiato, da stupido, più volte la pelle e mi sono visto un coltello a serramanico alla gola. Anche le operazioni massicce delle forze dell’ordine duravano qualche giorno e, dopo, la collinetta maledetta diventava nuovamente la meta di migliaia di giovani che venivano anche da oltre i confini a rifornirsi e gli alberi del parco, anziché avere le foglie, avevano centinaia di siringhe piantate nei tronchi.

Non so come e non so perché, ma mi è venuta in testa, ad un certo momento, la convinzione che solo aprendo qualcosa di permanente dentro il Parco sarebbe potuta cambiare la spaventosa situazione. C’era una vecchia cascina, proprio al centro del parco, che faceva parte di una serie di cascine proprie del Comune di Milano.

Fu un’idea vincente. Non sto qui a perdere tempo a raccontarvi le vicende legate alla concessione o, meglio, all’uso della cascina, ma così è nata Exodus. Non sono andato a cercare abitazioni varie più o meno adatte ad aprire una comunità. Ho cercato proprio il posto, secondo gli specialisti di allora, meno adatto. Ed è diventata la “Casa Madre di Exodus”, parlando da prete potrei dire, “la sede della mia diocesi”, perché ho un’altra quindicina di case in tutta Italia. E con questa presenza costante, come presidio educativo, il Parco Lambro è diventato, diciamo, più pulito e meno frequentato dai disperati e dai dipendenti da sostanze varie.

È possibile fare qualcosa di simile negli altri parchi, come quello di Rogoredo, che, purtroppo, da qualche tempo, vengono abitati da questi poveretti? Mi scuso se li chiamo così, ma per chi vive con questi ragazzi, può solo chiamarli così, anzi, più sono onnipotenti e rompi, e più vanno chiamati “poveretti”.

La mia è una idea diventata straordinaria realtà.

don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana” – 5/2023