Potrebbe assomigliare ad un romanzo d’amore, invece il paragone non rende, con la giusta efficacia, quanto è successo tra una classe del liceo di Torino e un suo professore. C’è dell’incredibile, anzi ancora di più.
Il fatto ha un ponte di quarant’anni. E mi spiego subito. Un professore di Filosofia della quinta D, nel 1980 ha messo insieme la sua classe talmente bene che il rapporto docente-allievi oggi è ancora vivo, caldo, autentico. Come possa essere accaduto un fatto simile credo sia difficile immaginarlo.
È talmente favoloso da scavalcare qualsiasi fantasia. Platone, a suo tempo ha detto che “non c’è insegnamento laddove non c’è eros”, dove non c’è amore. Ma in questo caso credo che la storia abbia battuto anche l’amore. La quinta “D” era talmente affiatata e collegata al suo professore che ha sempre tenuto aperto i rapporti con lui. E poiché da qualche tempo la Nicoletta (una del gruppo) non riceveva messaggi via Facebook dal suo professore (ne frattempo diventata anche lei docente di Filosofia), si è domandata cosa potesse essergli accaduto. Ha avvisato gli altri suoi compagni, ha avviato indagini e ce l’ha fatta. Ancora una volta le donne vere sono vere donne! L’ha ritrovato in un ospedale di Vicenza. Ha avviato la sua Skoda ed è partita per Vicenza. Durante il tragitto ha quasi sfasciato la macchina, ma non si è fermata. Anche qui vai a capire le donne! Comunque, ha ritrovato il professore e da allora l’intera vecchia classe sta facendo la processione, vanno a trovarlo a turno per non lasciarlo mai solo.
“Sono commosso, felice e grato immensamente a tutti”, ha fatto sapere l’anziano insegnante. Permettete che ancora una volta mi domandi come possano accadere fatti così delicati e dolci. A suo tempo Gastaldi aveva detto “che una classe è un luogo di invenzione di sè e di creazione della propria sensibilità”. E aveva nascosto dentro di sè le frasi di don Bosco, che dicevano: “Stare con i giovani significa rinunciare a sè stessi”. Ed ora i ragazzi di allora sono impegnati non solo per assisterlo, ma anche come e dove potrà andare dopo la sua malattia.
Mi fa riflettere il fatto che abbiamo a che fare con un professore di Filosofia. Un prof di Lettere o di Educazione Fisica avrebbe potuto contare su una disciplina che, per diverse ragioni, ha un più immediato impatto emotivo, qui invece bisogno ragionare.
don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana” – 12/2023