QUELL'ASSURDA SCENEGGIATA NON È UN'ESPRESSIONE ARTISTICA

17/02/2023


Quest’anno Sanremo è partito alla grande. Oltre alla presenza, mai avvenuta, del Presidente Della Repubblica Mattarella, due sono stati gli eventi più straordinari: il primo con Gianni Morandi che intona Fratelli d’Italia, più commosso lui dell’intero popolo che lo guardava, e il secondo che non riuscirei bene a definire, con Benigni. Come un comico riesca a diventare poeta, commediografo, recitatore di una finezza unica, Dio solo lo sa.

Dopo aver scherzato amabilmente con il Presidente Mattarella, con lui al secondo mandato e Amadeus al quarto, ha spiccato il volo col suo stile unico e sempre più indovinato. Ha abbinato con un’evocazione lirica la Costituzione a Sanremo. Le due cose c’entrano, perché entrambe opere d’arte, liberatorie e rivoluzionarie. E l’articolo che per Benigni sarebbe il più “costitutivo” sarebbe il n.21, perché è uno schiaffo al potere e perché ci fa sentire nel mondo migliore possibile.

L’articolo dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Questo articolo ci ha liberato dall’obbligo di avere paura, e ce l’hanno detto, in pochissimo tempo, 556 padri costituenti di ogni partito (caso unico nella storia della nostra Repubblica) trai i quali il padre del nostro Presidente. Peccato che a rovinare (in arte) la stupenda serata, sia ad un certo punto arrivato un certo Blanco, che verso la mezzanotte, per rendere carina la sua canzone ha pensato di distruggere il quasi giardino di rose che c’era su palco

Vorrei sapere come abbia potuto fare liberamente una simile strage di fiori senza che nessuno intervenisse. Quello che però ancora è più inspiegabile è la frase che lui si è permesso di dire. Non la trascrivo esatta come l’ha detta, ma il significato è stato più o meno questo: anche quella sceneggiata faceva parte della musica, anzi “era musica”.

Per essere esatto debbo aggiungere che a sua scusa ha dato questa spiegazione: “Non sentivo la voce, non riuscivo a cantare così ho pensato che volevo divertirmi lo stesso”. Se questa è una scusa lo lascio decidere a voi. Anzi ne aggiungo un’altra arrivata un po' dopo, che finiva dicendo: “Rido, rido, rido, rido, rido, rido e grido - Perché non sono perfetto come mi volevi - ma finalmente sono me stesso. - Ti voglio bene, Ariston - con tutta la mia follia”.

don Antonio Mazzi su “Famiglia Cristiana"" - 8/2023