Credo che per noi educatori, insegnanti ed operatori sociali, siano arrivati i tempi della disobbedienza come virtù civile.
Non possiamo più obbedire ad uno Stato e ad un Governo che sta riducendo la scuola e le strutture di rieducazione e di recupero a “polveriere” o peggio ancora ad ambienti quasi-psichiatrici.
Viene spudoratamente offesa la parte più essenziale e scientifica del “nostro lavoro”.
Accettare che ragazzi delle Medie siano già catalogati con doppie diagnosi e che abbiano costante bisogno dello specialista, significa negare tutto quello che abbiamo studiato e i motivi per i quali siamo entrati in un’aula o in una esperienza sociale.
Come ai tempi siamo andati in carcere per l’obiezione di coscienza, oggi dovremmo avere il coraggio di andare in carcere per “l’educazione di coscienza”. Non è più sufficiente fare denunce e riempire i giornali di statistiche.
La scuola non può ridursi ad una specie di supermercato, nel quale si compra la promozione con i voti, con le più svariate interrogazioni e dove gli insegnanti, come alle casse delle Coop, battono, scrivono, segnano, risegnano, verificano e da qualche tempo, avendo lo Stato riscoperto il voto in condotta, non ti riconoscono più “la spesa”.
La scuola non ha bisogno di piccoli ritocchi, ma di una conversione radicale.
Io non sono psichiatra eppure il mio telefono è diventato “il tavolo di lavoro” e il primo ostacolo che devo abbattere è la ricerca “del Mazzi” specialista.
Faccio proposte oscene, per spiegare cosa intendo per conversione della scuola media.
Perché alcune mattinate non le passiamo insieme ai ragazzi con pennarelli e cartoni vari, buttati sul pavimento o nel giardino (?!) della scuola, rileggendo ad esempio un capitolo del “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono e dopo, lasciamo che si scatenino le fantasie?
Io ho fatto una decina di incontri, in questo modo, uno più ricco dell’altro. Erano ragazzi che altrove qualcuno avrebbe spedito dallo psicologo perché “distrutto dall’ansia totale con rimbalzi emotivi”. Vi garantisco che i cosiddetti normali non sarebbero arrivati a disegni e a commenti così puntuali.
Nei prossimi mesi, come già abbiamo fatto, partiremo con “carovane varie”. Abbiamo una struttura pronta per accogliere minori, sulla Francigena. Prima dell’accoglienza facciamo questa esperienza. Una società ci ha prestato alcuni pulmini. C’è chi parla del Capo Nord! (vedete la fantasia? E forse andremo!)
All’Isola d’Elba abbiamo due barche a vela (Baltic). Le abbiamo già usate per alcuni così particolari. Una settimana, notte e giorno in mare, vale trenta sedute con esperti!
Da ultimi, ma non come ultimi, restano due grossi problemi. Siamo pronti a ricevere in piccoli numeri, anche subito, i minori, però le regole le dettiamo noi, per evitare che ci ritroviamo con altri Beccaria.
Secondo: ci siamo visti la settimana scorsa con alcuni operatori di SER.CO.RE (Associazione Servizi Comunità Reti Educative). Abbiamo mandato per l’ennesima volta messaggi precisi. Da tempo non siamo più le vecchie strutture finalizzate solo alle tossicodipendenze. I disagi e le fragilità dei nostri adolescenti esigono come ho detto, nuovi approcci, modalità e stipendi meno umilianti.
Buona disobbedienza!
Don Antonio Mazzi – su Corriere della Sera – 14/05/24