A MESSA CON IL PAPA HO CAPITO TUTTO

13/03/2025


Siamo tutti preoccupati in questi giorni per la salute del Papa. E per come Papa Francesco sta affrontando la malattia. Non è il Papa classico, misterioso, circondato da un mondo ancora più misterioso. Vuole che tutti sappiano come sta e soprattutto vuole le preghiere dei bambini.

Perché il vero problema non è la sua malattia, ma la sua caratterialità. Fa il Papa in un modo completamente diverso, tanto che anche i cattolici doc, quelli che vanno in chiesa sempre, non capiscono più niente.

Come racconto nel mio libro “Dio perdona con una carezza”, sono stato anch’io alla messa con Papa Francesco a Santa Marta. E ho avuto anche il privilegio di incontrarlo in udienza in privato nel suo salotto.

Mia nonna e il padreterno

Le cose che mi hanno colpito non sono state tante. Forse una sola: l’incanto per la semplicità di una messa detta dal Papa! Perché noi pensiamo che il Papa sia sempre Papa: quando mangia, quando dorme, quando prega, quando scrive. E poiché è Papa, fa tutte queste cose da Papa, cioè come tutti i mortali. Il Papa è sempre Papa.

I secoli hanno dato ragione a questa visione, a questa mentalità. E quindi quando lo abbiamo visto in San Pietro, in Piazza, nelle cerimonie, lo abbiamo visto come l’avevamo pensato. Per dirla, un po’ alla contadina e da fedeli alla vecchia maniera, era una “mezza divinità”. Dico “mezza” per non esagerare. Ma per mia nonna che non vedeva la televisione, che scriveva a mala pena il suo nome e che non sentiva nemmeno la radio, essendo sorda, il Papa era una specie di Padreterno che abitava in quella cosa immensa che è il Vaticano e che, sempre per mia nonna, poteva, questo Vaticano, essere in Paradiso. Anzi, che diversità ci sarebbe stata?

Invece è arrivato Papa Francesco. E lui dà la buonasera, il buon appetito, va a fare benzina con la sua Renault, si cerca un paio di occhiali e in Piazza San Pietro scappa, a destra e a sinistra, ad abbracciare, baciare, piangere, ridere.

Con Francesco, abbiamo, forse, abbandonato, l’idea di un papa mezza divinità, e abbiamo trovato un padre, un pastore, un prete. Questa idea e questo cambio io me l’ero fatto dentro la mia testa vedendolo sempre da lontano. Vedermelo, però, lì a dir messa come il prete della mia parrocchia, come me, uscendo dalla sacrestia da solo, senza tutte le cianfrusaglie che di solito mettono addosso al Papa anche quando è “in privato”, sedersi su una sedia normale, leggere e spiegare il Vangelo da un semplice leggio, vuotarsi l’acqua e il vino, fare la comunione e poi salutare tutti, mi ha fatto provare quello che avevo immaginato.

La rivoluzione della dolcezza

Sono rimasto incantato. Sì, incantato! Ho capito che non ero più quello di prima, ma senza capire il perché. O meglio ho capito che la semplicità, la dolcezza e la parola quasi sussurrata sono più rivoluzionarie, profetiche, dei panegirici pronunciati dalla grande piazza, dalla storica finestra, dalla macchina decapottabile.

Don Antonio Mazzi – Oggi n.10/2025