Torna a riempirsi dei sorrisi di tantissimi ragazzi la Cascina Exodus di Cassino (Fr) che per il settimo anno consecutivo ha aperto le sue attività estive a bambini e adolescenti del territorio. Dieci settimane, da giugno a settembre, nelle quali la musica, lo sport, il gioco, la piscina, la fattoria didattica e le attività formative riempiranno le giornate estive di decine e decine di ragazzi del cassinate rendendole indimenticabili.
Abbiamo intervistato la prof. Vincenza Simeone, Dirigente scolastica del 3° Istituto comprensivo di Cassino, insegnante distaccata presso la Fondazione Exodus. Durante l’anno scolastico ha coordinato le attività del “Centro don Milani”, un progetto educativo finalizzato alla prevenzione e al contrasto della dispersione scolastica attraverso attività di doposcuola ma anche di rimotivazione all’impegno scolastico. Chiuse le scuole, la prof.ssa Simeone ha messo via i libri e si è infilata le scarpette da ginnastica per entrare nello staff degli animatori del campus estivo.
Vincenza, come mai questa scelta di prendere una pausa dalla scuola e impegnarti con Exodus?
Credo moltissimo nella necessità di costruire una comunità educante nella quale scuola, istituzioni e Terzo settore siano protagonisti nella prevenzione. Ho visto per anni gli educatori di Exodus lavorare nella mia scuola e sono rimasta molto colpita dal valore di questa esperienza. Mi affascina l’idea di don Antonio Mazzi di rivedere profondamente tutto l’impianto della scuola media italiana. Collaborare da dentro nei progetti di Exodus è per me un’esperienza molto formativa: la famosa rete si costruisce anche condividendo progetti e confrontandosi sui metodi di lavoro.
Con il “Centro don Milani” aiutate tanti ragazzi che rischiano di pregiudicare l’anno scolastico, soprattutto restituendogli quella fiducia in sé stessi necessaria ad affrontare non solo la scuola ma la vita in generale. Adesso con le attività estive cosa vi proponete?
Il progetto educativo per l’estate ha come obiettivo principale il riconoscimento dei bisogni di ciascuno e si propone come risposta educativa per il territorio. Nello specifico propone un nuovo modo di educare nel rispetto delle necessità dei ragazzi e delle loro famiglie. Le proposte vertono su attività sportive, con lo scopo di migliorare la coordinazione motoria, promuovere l’attività fisica, e di favorire anche la possibilità di conoscere, sperimentare e migliorare le proprie prestazioni in diverse discipline sportive.
Poi c’è tutta l’area ludico-creativa per stimolare la socializzazione, la creatività e le capacità cognitive: sono proposti laboratori teatrali, riciclo creativo, ed attività quali giochi di ruolo, disegno, pittura, giardinaggio, scrittura creativa, etc. Ma il campus estivo di Exodus si distingue dagli altri soprattutto per l’attività formativa: oltre ad attività di supporto extrascolastico attraverso la didattica alternativa, durante le settimane di campus ci si dedicherà allo sviluppo e all’attuazione di una life skills attraverso momenti di riflessione, lavoro in piccoli gruppi, brainstorming, roleplaying e momenti di confronto e condivisione.
L’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di migliorare abilità e competenze, necessarie per entrare in relazione con l’altro, acquisendo strumenti utili per la gestione dell’emotività e delle relazioni sociali.
Il metodo educativo di Exodus è valido dunque non solo per la cura delle fragilità sociali ma anche per la promozione del benessere tra i giovani cosiddetti “normali”?
Certo, la metodologia didattica esperienziale (learning by doing) che è utilizzata da Exodus, pone al centro dell'azione i bambini, stimolandone la motivazione all'apprendimento e rafforzandone le capacità di autonomia. I laboratori propongono attività fortemente coinvolgenti per favorire la scoperta di interessi personali positivi e il rafforzamento dell'autonomia individuale; attività educative avventurose che facilitino la costruzione di legami di fiducia tra gli alunni e con gli educatori; circle time di confronto e riflessione che aiutano i bambini a riflettere sulla propria esperienza in un percorso di progressiva consapevolezza del sé. Tutto questo nasce da un’esperienza, quella di Exodus, di circa 40 anni maturata nelle comunità, nei progetti di prevenzione, negli incontri di formazione per genitori ed insegnanti. Un patrimonio enorme che dobbiamo saper mettere al servizio di bambini e ragazzi del nostro territorio.
Un po’ dappertutto in Italia si sta verificando un fenomeno molto spiacevole, che si verificava già da diversi anni (pre-pandemia), ma che quest’anno, in particolare, sembra essere esploso: la non ammissione di ragazzi con disabilità o con bisogni speciali presso i centri estivi. Exodus come si comporta al riguardo?
Noi abbiamo affrontato la questione insieme al Consorzio per i Servizi Sociali del Cassinate in maniera piuttosto semplice: è bastato che il personale che segue i ragazzi con disabilità nelle scuole venisse distaccato anche presso i centri estivi. Questo non vale solo per Exodus, ma per tutti i centri estivi accreditati che insistono sul territorio consortile. Operatori e volontari del servizio civile hanno risposto con entusiasmo alla proposta. Quando i genitori di un bambino o un ragazzo con disabilità o con bisogni speciali vengono ad iscrivere il proprio figlio al centro estivo, hanno già l’operatore assegnato dal Consorzio che viene inserito nello staff di animazione del campus affinché possa dedicarsi in maniera particolare alla piena inclusione del bambino. In questo modo non c’è un aggravio di impegno per gli educatori che, anzi, hanno un aiuto in più anche per la conduzione generale delle attività. Di questo dobbiamo ringraziare per la sua grande disponibilità il dott. Emilio Tartaglia, direttore del Consorzio. Anche questa è formazione: è educare all’inclusione e i ragazzi non deludono mai.
Redazione – Exodus Cassino